2014-11-04 17:04:00

4 Novembre: stabilità e sicurezza per lo sviluppo e la convivenza tra i popoli


La Prima Guerra Mondiale, afferma l'ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, Capo di Stato Maggiore della Difesa, come anche la Seconda e poi la tragedia della ex-Jugoslavia, ci ricordano che la pace non è un dividendo che si conquista e si mantiene da solo. Va alimentato, va preservata con grande attenzione e quindi, il nostro ruolo, partendo dalla tragedia della Prima Guerra Mondiale, vuole essere quello di muoversi verso un’Europa, unita anche nella politica di sicurezza e difesa, e verso Forze Armate che siano in grado di garantire stabilità e sicurezza, aspetti fondamentali per qualunque convivenza pacifica e qualunque sviluppo economico. 

Amm. Binelli Mantelli, parlando di Forze Armate, oggi si guarda soprattutto al loro ruolo nei teatri  internazionali di pace. Un forte cambiamento che ha caratterizzato la Forza Armata negli ultimi decenni..

Sì, perché fino alla caduta del muro di Berlino, gli eserciti occidentali e orientali erano sclerotizzati in un confronto di carattere più deterrente che operativo. Oggi attraverso le crisi e le nefandezze che si compiono nel mondo, mi domando cosa potrebbe succedere ancora se non ci fosse una forza internazionale gestita dall’Onu con il supporto delle Forze Armate di tutti i Paesi. Se non ci fosse la Nato e l’Ue a garantire, per quanto possibile, che il rispetto dei diritti umani venga osservato.

Guardando al Mediterraneo, alla Libia, in particolare, c’è la sensazione che si stia sottovalutando la situazione del Paese…

A livello italiano ed europeo, ma soprattutto a livello italiano, questo problema non viene sottovalutato. E’ evidente che non si può agire senza una controparte credibile a meno che non ci siano situazioni di assoluto deterioramento della situazione di sicurezza. Ma se non c’è un interlocutore qualunque aiuto è vanificato. Noi siamo presenti con l’ambasciata, con un nucleo militare di supporto alle Forze Armate e alle forze di sicurezza libiche. Aspettiamo che una controparte, diventi controparte credibile per poter riprendere l’attività iniziata.

Restiamo nel Mediterraneo, per il cambio tra Mare Nostrum e Triton…

Sarà un cambio accompagnato, perché Mare Nostrum ha dimostrato cosa si può fare per arginare questo problema che è umanitario, di sicurezza e di controllo delle frontiere, ma soprattutto umanitario, a mio parere. Questa attività di salvaguardia della vita umana in mare è un’attività che comunque rimane, perché è compito, un orgoglio, di tutte le marinerie e di quella italiana in particolare. Quindi noi continueremo. Mare Nostrum chiude, ma l’attività istituzionale della Marina non può chiudere. Frontex farà il controllo delle frontiere; noi parteciperemo a Frontex, ma i compiti di controllo del mare,  di assistenza e concorso alla salvaguardia di vite umane restano per la Marina e le capitanerie di Porto.

Qualche osservatore teme che dall’accoglienza si passi al respingimento in mare degli immigrati...

A parte il fatto che, queste, sono questioni che non riguardano la Difesa ma il Ministero degli Interni, è evidente che ci sono delle leggi, c’è il diritto internazionale. Dovrà essere verificato chi è un rifugiato e chi è un migrante clandestino. Ma questo è un problema che non è di mia competenza.

Amm. Binelli Mantelli, altro fronte su cui la Difesa è impegnata è la vicenda legata ai due Marò, uno attualmente in Italia, l’altro trattenuto in India. Che prospettive ci sono per il loro ritorno definitivo a casa?

Credo che la scadenza stabilita per dare a Massimiliano Latorre la possibilità di riprendersi fisicamente, sia per tutti una spinta ad accellerare i processi di cooperazione e dialogo tra i due Paesi. Voglio sottolineare il fatto, con grande soddisfazione, che il nuovo Ministro degli Esteri, il Ministro Gentiloni, nei primi atti del suo mandato ha sottolineato come questo problema sia nella priorità del suo Dicastero. Siamo quindi fiduciosi che il problema sarà affrontato con la dovuta energia.

Le forze armate italiane restano in molti teatri internazionali a sostegno della pace e della convivenza tra i popoli. Quale ruolo per la ricerca di stabilità in Iraq e Siria oggi, in parte, sotto il Califfato?

Non c’è dubbio che in Iraq e Siria vi sia un cancro ideologico più che militare, che ha, tuttavia, anche una forza militare non indifferente che va contrastata. Lo stiamo facendo con una coalizione di oltre 60 Paesi. Ciò, vuol dire che, effettivamente, c’è un’attenzione verso questo problema che tende a diventare un problema endemico piuttosto che un evento storico o atipico. 








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