2014-11-06 14:33:00

La morte di Brittany, Palazzani: una sconfitta per la società


"Ascoltando la commovente voce di Brittany, nel video in cui spiega la sua decisione, viene spontaneo scendere dal piedistallo della riflessione teorica ed entrare, dal punto vista emotivo e non solo razionale, nella tragicità della sua vicenda". Così, Laura Palazzani, docente di filosofia del diritto alla Lumsa, introduce il commento sulla vicenda di Brittany Maynard, la 29enne statunitense, malata di tumore al cervello, che ha scelto di riccorrere al 'suicidio assitito'.

"Il mio non è un giudizio, ma solo un commento sulla sua storia personale", spiega ancora la Palazzani, che è membro della Pontificia Accademia per la Vita. "La vicenda di Brittany non è il successo dei sostenitori dell'autodeterminazione eutanasica ma una grande sconfitta per tutti noi, per la società in generale, che non ha saputo stare vicino a questa persona". "E' chiaro che la medicina non può ancora guarire questo tipo di malattie ed è una condizione tragica sapere che la propria vita è senza prospettive". "Però sono convinta - prosegue l'esperta - che nel rapporto con una persona inguaribile sia possibile costruire ancora qualcosa, cercare di comunicare che la vita vale la pena di essere vissuta fino all'ultimo. E' possibile far capire che il dolore e la sofferenza possono essere accompagnate fino all'ultimo con le cure palliative e un'assistenza e una presenza psicologica e umana. Far capire al malato che non c'è mai un momento in cui è solo".

"Di fronte a queste vicende - aggiunge Salvino Leone, medico, bioeticista e docente di teologia morale a Palermo - c'è spesso una sorta di accanimento valutativo, la corsa a definire il gesto come ingiusto, sbagliato". "Certamente - aggiunge Leone - secondo alcuni principi è così. Ma credo che davanti a scelte così drammatiche che impegnano esistenzialmente la persona, dobbiamo ricordare che si tratta di gesti sofferti, meditati e occorre quindi un atteggiamento di prudenza, rispetto. Nessuno di noi può sindacare su queste scelte. Certamente c'è una dottrina che ci dice cos'è il bene e cos'è il male. Ma di fronte alle singole scelte c'è un impegno forte della coscienza dell'individuo, il "sacrario della coscienza" come lo definisce il Concilio, nei cui confronti dobbiamo avere delicatezza e prudenza".   








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