2014-11-11 12:30:00

Bagnasco: irresponsabile creare nuove figure in ambito familiare


Si è aperta, ieri pomeriggio, ad Assisi l’Assemblea generale straordinaria della Conferenza episcopale italiana, con la prolusione del presidente, il cardinale Angelo Bagnasco. I lavori, sui temi della vita e della formazione permanente dei presbiteri, termineranno giovedì 13 novembre. Nelle parole introduttive del porporato i riferimenti alle sofferenze sociali e politiche italiane, alle urgenze relative alla famiglia e al lavoro, ma anche alle persecuzioni dei cristiani nel mondo di fronte alle quali la coscienza civile tace. Il servizio di Gabriella Ceraso:

Il ”nichilismo si aggira in Occidente, fa clima e sottomette le menti”. E’ forte l’immagine che il cardinale Bagnasco consegna in apertura del suo discorso, per indicare l’"assenza di scopo", di ”risposte”, la “svalutazione dei valori” contro cui occorre sprigionare nuove energie. Il riferimento va alla famiglia, “costituita da uomo e donna nel totale dono di sé”, e “sorgente di futuro”. “Irresponsabile”, afferma il porporato, “indebolirla creando nuove figure” che - seppur con “distinguo pretestuosi” hanno l’unico scopo di “confondere la gente e di essere una specie di cavallo di Troia di classica memoria” - “per scalzare culturalmente e socialmente il nucleo portante della persona e dell’umano”. I figli non sono “oggetti”, non sono “a servizio dei desideri degli adulti”, hanno diritto “ad un papà e ad una mamma”. Il cardinale ricorda quindi i risultati e il valore del recente Sinodo sul tema, che ha accolto l'eco di famiglie e figli fragili, ha pensato alla prassi sacramentale di divorziati e risposati con cura pastorale e ha ribadito la necessità di una educazione affettiva incisiva", della "preparazione al matrimonio più adeguata", e ha evidenziato, nonostante i tanti segnali di crisi, ”il desiderio di famiglia sempre vivo, specie tra i giovani”.

Poi, inevitabile, il riferimento a Gaza e al Medio Oriente che il presidente dei vescovi ha da poco visitato. Nelle sue parole l’appello è ad una soluzione internazionale equa e definitiva nel rispetto dei diritti e ad una riconciliazione che sia “della memoria e delle coscienze”. Poi le parole forti sull’inaccettabile “pervicace progetto di eliminare la presenza cristiana” dalla Terra Santa come da altre regioni sia del Medio Oriente che dei Balcani, attraverso una persecuzione evidente o subdola; sulla connivenza internazionale e su una "coscienza civile che finge di non vedere e tace di fronte a un’ingiustizia che sa di genocidio e raggiunge l'abiezione di crimine contro l'umanità". E' una sconfitta, aggiunge il cardinale, dell'intera civiltà.

Tema centrale dell’Assemblea che si apre oggi è la formazione e la vita del clero. A questo proposito il cardinale Bagnasco ne ricorda le difficoltà ma anche la realtà di servizio e soprattutto, come direttive di lavoro, indica, sulla scorta del magistero papale che il sacerdote non è un "solista del bene", ma è "chiamato a vivere la fraternità presbiteriale con realismo" ."La via maestra", aggiunge,"non è l’autoreferenzialità ma il farci dono".

Infine, come sua consuetudine, una parola importante del cardinale Bagnasco va all'Italia con l’incitamento a non scoraggiarsi e a tenere desta la speranza. Preoccupa il calo dell’occupazione e la rassegnazione al non lavoro. “Si sta perdendo una generazione”, “che cosa sarà di tanti giovani?” si chiede il cardinale. L'auspicio è la non delocalizzazione del patrimonio industriale, un maggiore sostegno alle famiglie e un’attenzione ulteriore alle scuole cattoliche e ai centri di formazione professionale, i cui contributi sono insufficienti e giungono in ritardo. Infine, rivolgendosi alla classe politica italiana alla ricerca di un “patto sociale” che faccia ripartire il Paese come nel Dopoguerra, il presidente dei vescovi suggerisce - davanti a quelle che definisce "macerie dell'alfabeto umano" e ad una crisi culturale oltre che economica - di rimettere a fuoco il senso stesso dello stare insieme e del lavorare insieme - in altre parole "rifondare la politica"- ricordando che è “l’ascolto delle sofferenze che illumina e guida" ogni forma alta di “servizio”.








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