2014-11-10 13:22:00

A Pechino il vertice Apec: confronto tra Russia, Usa e Cina


Al via oggi a Pechino il vertice Apec, l’Associazione dei Paesi dell’Asia-Pacifico. Vi partecipano i rappresentanti di 21 nazioni, tra le quali Cina, Russia, Stati Uniti, Sud Corea, Indonesia e Giappone. Tante le tematiche al centro dei colloqui, ma soprattutto quelle economico-commerciali. A margine, il presidente Usa Obama ha esortato la Cina al rispetto dei diritti umani. Ai lavori guarda con particolare attenzione l’Unione Europea. Sotto osservazione proprio la Cina alle prese con la seconda fase della crescita economica degli anni scorsi. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Angelo Baglioni, docente di Economia Internazionale all’Università Cattolica di Milano:

R.  – Credo che l’Europa abbia sicuramente interesse a un rilancio delle trattative sul libero scambio nel Pacifico, e nell’Atlantico soprattutto tra Europa e Stati Uniti. L’unica speranza che abbiamo come Europa, per risollevarci dalla situazione di recessione, è che ci sia una ripresa in altre aree del pianeta; negli Stati Uniti, in primo luogo, e poi anche in altri Paesi. E’ chiaro che, dalla sua, la Cina si trova in una fase molto delicata, nel senso che viene da decenni di crescita molto forte, trainata dalle esportazioni, e si sta convertendo a un modello di sviluppo molto diverso, trainato più dalla domanda interna, quindi da un più alto livello di consumo da parte dei cinesi. E le autorità di Pechino devono stare un po’ attente a un modello di sviluppo che finora è stato molto alimentato dal debito privato, dall’intermediazione, e questo ha provocato anche una certa bolla immobiliare. C’è la necessità, insomma, di rientrare un po’ da questa fase di crescita molto impetuosa del credito e, naturalmente, di rientrarci facendo quello che si chiama un “atterraggio morbido”, quindi non in maniera troppo violenta.

D. – Le attuali crisi in corso – l’Ucraina, la Siria, l’Iraq – quali economie rischiano di mettere in difficoltà?

R. – Per quanto riguarda l’Europa, è chiaro che la crisi in Ucraina crea problemi di interscambio commerciale con la Russia, soprattutto per il problema delle sanzioni commerciali. Poi, naturalmente, c’è tutto il problema degli approvvigionamenti energetici che vengono dalla Russia e che passano per i Paesi del Medio Oriente. E, naturalmente, quello che sta succedendo, poi, in Siria è un fattore incertezza forte per quanto riguarda gli approvvigionamenti di petrolio.








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