2014-11-11 13:02:00

Mons. Tomasi all'Onu: eliminare residuati bellici, troppe vittime innocenti


“Le guerre e i conflitti armati sono sempre un fallimento della politica e dell’umanità”. Così l’arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra, intervenuto alla Conferenza degli Stati firmatari della Convenzione che vieta o limita l'uso di armi convenzionali, eccessivamente dannose o con effetti indiscriminati, che risale al 1983. Il servizio di Roberta Gisotti:

“Il diritto umanitario” – ha affermato mons. Tomasi - dovrebbe mantenere una dimensione umana essenziale per rendere possibile la coesistenza nazionale e internazionale”. E “quando la comunità internazionale non riesce a preservare la pace non dovrebbe accettare un secondo fallimento”, ha ammonito il rappresentante della Santa Sede, riferendosi al rispetto del V Protocollo della Convenzione, che riguarda lo smaltimento dei residuati bellici esplosivi, adottato nel 2003, “uno sforzo modesto – ha sottolineato il presule - per evitare che persone innocenti diventino vittime a conflitto concluso”.

“L’adesione non è solo un obbligo di Legge” - ha aggiunto – “è in primo luogo un dovere morale verso le persone e un dovere politico per riportare la pace.” “I molti recenti conflitti in Medio Oriente, Nord Africa, Europa, richiamano – ha osservato mons. Tomasi - la nostra responsabilità riguardo i residuati bellici esplosivi o di ordinanza abbandonati”. Per questo è necessario “lo stretto rispetto” dell’articolo 4 del Protocollo che fissa “l’obbligo di fornire informazioni (inclusi avvisi alle popolazioni civili) sul tipo di munizioni impiegate o abbandonate, e sulle aree interessate”. Senza osservare questo articolo sarebbe infatti impossibile applicare le altre disposizioni del Protocollo. E se “è vero che la prima responsabilità è dello Stato interessato”, “è anche un obbligo la cooperazione internazionale”.

“La maggior parte degli attuali conflitti coinvolgono” infatti - ha ricordato l’osservatore della Santa Sede -  “soggetti nazionali, regionali e internazionali”, “statali” e “non statali”, e la maggioranza dei belligeranti in conflitto sono “Paesi in via di sviluppo, che non sempre hanno sufficienti strumenti per superare le conseguenze di conflitti armati sul loro territorio”.








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