2014-11-12 19:40:00

Primo "accometaggio" della storia, Philae sbarca sulla cometa 67P


Primo accometaggio nella storia della ricerca spaziale: ieri pomeriggio, alle 17,00, ora italiana, il robot spaziale Philae ha toccato la superficie di una cometa distante quasi 500 milioni di kilometri dalla terra. Soddisfazione a Damstad, in Germania, dove gli scienziati dell’Agenzia spaziale europea hanno seguito la missione, unica nella storia dell’esplorazione robotica spaziale. Elvira Ragosta:

Una missione che contribuirà a svelare molti segreti sulla nascita del Sistema Solare. Dopo aver viaggiato per 10 anni, percorrendo una distanza di oltre 6 miliardi di chilometri, la sonda Rosetta ha liberato il lander Philae, che lentamente è sceso verso quello che gli scienziati definiscono uno straordinario archivio cosmico: la cometa 67P. La missione, sviluppata dall’Esa, l’Agenzia spaziale europea, con l'importante contributo anche dell’Agenzia spaziale italiana, è iniziata nel 2004 con il lancio spaziale della nave madre Rosetta. Sul significato storico di questa impresa abbiamo raccolto il commento di Giuseppe Piccioni, planetologo dell’Istituto italiano di astrofisica: 

"L'evento è di portata a dir poco storica, forse il passo più importante dopo l'allunaggio. E' un po' un mattone fondamentale e può quindi darci informazioni importantissime per capire come si è formato il nostro sistema solare e addirittura darci informazioni sugli altri sistemi solari. Oggi la scienza va al di là addirittura del sistema solare, verso anche altri mondi. La missione Rosetta nasce molto indietro nel tempo, come un po' tutte le missioni spaziali: ha però necessitato di un lunghissimo tempo di incubazione e di sviluppo. Risale a circa 20 anni fa. Il contributo maggiore, in questo senso, è dell'agenzia spaziale europea e di tante nazioni che hanno contribuito, tutti insieme in una forte collaborazione, in uno spirito di collaborazione veramente eccezionale, a costruire un po' tutta la missione. Il contributo italiano è stato estremamente importante sia a livello di missione, per quanto riguarda i sistemi di bordo, sia anche per quanto riguarda la strumentazione delle orbite e della parte del lander, che poi si è adagiato sul nucleo della cometa". 

 

Per la prima volta nella storia dei voli spaziali, una sonda costruita dall’uomo si è dunque posata su una cometa, un evento storico paragonabile al primo allunaggio. Massimiliano Menichetti haintervistato padre José Gabriel Funes, direttore della Specola Vaticana:

R.  – Per anni hanno sognato, lavorato, progettato di potere vedere questo atterraggio, anche se la parola “atterraggio” non è quella giusta. Un esperimento per capire un po’ di più come si è formato tutto il Sistema solare, come si formano, che cosa sono le comete. E’ un evento molto importante, anche perché è il risultato di un lavoro fatto da un team e credo che anche questo sia da sottolineare.

D.  – La cometa ci porta anche ai Magi condotti da Gesù. Alcuni dicono la scienza spiega tutto ed è contro la fede, in realtà non è così...

R.  – Scienza e fede non sono in contraddizione ma sono complementari. Abbiamo bisogno sia di un approccio scientifico che dell’approccio che proviene dalla luce della fede. La scienza senza la fede, senza la religione, diventa fondamentalista e la religione senza la scienza, anch’essa diventa fondamentalista.

D.  – Padre Funes, un’esplorazione che ci consente di vedere quale genialità c’è dietro la Creazione…

R. – Noi siamo parte dell’universo. Dobbiamo pensare che gli atomi dei nostri corpi una volta sono stati all’interno delle stelle, poi, queste stelle sono esplose, si sono formate altre stelle e così via: il nostro sole, i pianeti, così che noi siamo parte del nostro universo. Come diceva Carl Sagan, questo famoso astronomo agnostico: “Noi siamo polvere di stelle”. Io direi che noi, sì, siamo polvere di stelle ma con questo soffio divino, siamo creature di Dio. Certamente, nella ricerca si vede tanta bellezza che ci riporta alla bellezza del Creatore. Poi, la natura ha le sue leggi e noi cerchiamo di capirle con curiosità: anche questo motiva la scienza, ma anche questa nostra capacità di comprendere meglio l’universo ci ricorda che siamo degli esseri spirituali, intelligenti. Abbiamo noi stessi l’impronta del Creatore.

D. – Quindi, l’augurio è continuare a osservare queste meraviglie per capirle sempre di più…

R. – Speriamo di sì e speriamo che tanti giovani e bambini siano ispirati da queste imprese scientifiche.

 

 








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