2014-11-13 12:47:00

Ucraina: nuove violenze nell'est. Esercito: rispetto tregua


L’Ucraina non ha alcuna intenzione di mettere da parte il cessate-il-fuoco in vigore nelle regioni orientali, al confine con la Russia. Lo hanno annunciato le forze di Kiev, quando gli Stati Uniti hanno ribadito a Mosca “l’importanza di rispettare gli accordi di Minsk”, che il 5 settembre scorso hanno sancito la tregua. Sul terreno però proseguono gli scontri, in particolare intorno all'aeroporto di Donetsk e a Debaltseve. Le violenze, riprese con intensità negli ultimi giorni, arrivano quando la Nato denuncia sconfinamenti russi nell’est dell’Ucraina. Mosca invece afferma che è il governo di Kiev ad ammassare truppe al confine. Per un’analisi della crisi ucraina, Giada Aquilino ha intervistato Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana:

R. – La partita politica dell’Ucraina è una partita, in realtà, economico-energetica, come peraltro è sempre successo nella politica internazionale degli ultimi 20 anni. Molto semplicemente l’Unione Europea, soprattutto la Germania, e gli Stati Uniti hanno visto, nelle manifestazioni dell’anno scorso e del principio di quest’anno contro il regime filo-russo dell’Ucraina, l’occasione per togliere dalle mani di Mosca un’arma strategica, che è l’esclusiva dei rifornimenti energetici all’Europa. Ovviamente, la Russia non ci sta e da qui il conflitto.

D. – Kiev, Nato e Stati Uniti denunciano truppe russe in territorio ucraino. Mosca dice che è il governo ucraino, invece, ad ammassare truppe al confine. Si rischia una nuova escalation del conflitto?

R. – Penso proprio di sì. D’altra parte, è un conflitto che non è mai stato risolto e che, alla meglio, ha dei momenti di latenza come quello da cui forse, purtroppo, stiamo uscendo adesso. Il conflitto, però, non è mai stato veramente sopito.

D. – Quindi, rispetto al cessate il fuoco di Minsk, nel Donbass la situazione poi di fatto è ancora precaria…

R. – Assolutamente sì ed è precaria anche perché nessuna delle parti in causa – né la Russia né l’Ucraina e nemmeno, tutto sommato, gli Stati Uniti e l’Unione Europea – giocano ‘pulito’, tanto per usare un modo di dire. Basti pensare alla fine che hanno fatto le indagini sull’abbattimento dell’aereo malese. Ricordo che nelle ore immediatamente successive alla tragedia, il presidente Usa, Barack Obama, parlò di prove certe e chiare sulle responsabilità russe. Queste prove non sono mai uscite e peraltro l’indagine sulla tragedia, a quanto pare, è assolutamente ferma. Forse, quindi, anche lì, c’è una verità che non conviene a nessuno far emergere.

D. – E per quanto riguarda le truppe e gli sconfinamenti?

R. – Mosca non ha intenzione di farsi portar via l’Ucraina come territorio di transito dei suoi gasdotti e oleodotti. Stante l’impossibilità, ovviamente, di occupare l’Ucraina o di dichiarare una guerra mondiale, cerca quindi di ritagliarsi nell’Est dell’Ucraina una striscia che colleghi direttamente la Russia con il Mar Nero, dove passerà il gasdotto South Stream. È piuttosto evidente che non si può pensare che la Russia si faccia espropriare il controllo dei gasdotti e degli oleodotti. Questa è stata una grandissima prova di dilettantismo, soprattutto della precedente leadership dell’Unione Europea; e adesso bisogna rimediare a tale danno, perché su questo è chiaro che la Russia non cederà mai.

D. – In questo quadro, va letta l’idea dell'autoproclamata Repubblica di Lugansk di un referendum – anche se di fatto smentito dal ‘Parlamento’ locale – sul futuro della regione, scegliendo tra l'indipendenza e l'adesione alla Russia?

R. – Certamente. I ribelli filorussi, che secondo me sono solo fino ad un certo punto diretti dal Cremlino, ma che in realtà in una certa parte, non piccola, agiscono in proprio, cercano di cogliere l’occasione. Hanno visto cosa è successo in Transnistria, in Abkhazia e in altre zone russofone e russofile, che sono entrate sotto la tutela di Mosca, e cercano di percorrere la stessa strada.








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