2014-11-14 13:02:00

India. Radicali indù: no a conversioni a cristianesimo e islam


Gli indù non devono convertirsi al cristianesimo e all'islam, e le minoranze devono abbracciare l'induismo. È quanto ribadito dal gruppo paramilitare radicale indù Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss) in occasione dei 50 anni del Vishwa Hindu Parishad (Vhp), un'altra organizzazione estremista. Affermazioni, spiega all'agenzia AsiaNews Sajan George - presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic) - che sono "assolutamente illegali" dal momento che in India la libertà religiosa è garantita dalla Costituzione.

Leader, militanti e sostenitori del Vhp si sono riuniti l'11 e il 12 novembre scorsi a Tumkur, in Karnataka, per celebrare l'anniversario dell'associazione estremista. Prendendo la parola, Mohan Bhagwat, capo della Rss, ha sottolineato: "C'è bisogno di far tornare all'induismo i convertiti ad altre religioni, come il cristianesimo e l'islam". "Sono le forze straniere - ha aggiunto - che tentano di distruggere l'unità dell'India ricorrendo alle conversioni e ad altre attività".

Da sempre i gruppi radicali indù come la Rss e il Vhp - che operano entro l'ombrello del Sangh Parivar - perseguitano le minoranze religiose, anche con azioni violente. Contro quella cristiana, in particolare, c'è spesso l'accusa di "essere stranieri", e di "comprare" le conversioni con denaro o attività caritatevoli.

"Faccio appello alla National Commission for Minorities (Ncm) - dice Sajan George ad AsiaNews - e alla National Human Rights Commission (Nhrc) per proteggere la vulnerabile comunità cristiana del Karnataka secondo le vigenti garanzie costituzionali". Oltre a essere illegale, aggiunge, "quelle dichiarazioni mostrano uno smaccato e profondo pregiudizio nei confronti delle minoranze, che può solo alimentare i sospetti e la sfiducia all'interno delle comunità". (R.P.)








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