2014-11-15 13:15:00

Firenze omaggia Luzi. Card. Betori: unisce storia e religione


Narrare la storia della costruzione di una delle cupole più celebri al mondo, quella del duomo di Santa Maria del Fiore a Firenze, progettata dall’artista Filippo Brunelleschi nel 1400. E’ il tema da cui parte la rappresentazione 'Opus Florentinum', scritta da Mario Luzi nel 1999 e messa in scena ieri sera a Firenze proprio all’interno del duomo, in omaggio al maestro toscano di cui ricorre in questi giorni il centenario dalla nascita. L’evento, promosso dall’Opera di Santa Maria del Fiore, è stato realizzato dal teatro studio Krypton. Ascoltiamo il commento del cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo del capoluogo toscano, presente alla serata, al microfono di Marina Tomarro:

R. – Inizia, innanzitutto, dalla figura di Mario Luzi, che rappresenta il fiore più appariscente di una pianta, perché tutto il '900 fiorentino ha prodotto delle figure di grande spessore culturale e poetico. Noi quest’anno festeggiamo tre centenari - quello di Bigongiari, quello di Luzi e di Parronchi - tutto nello stesso filone di un cattolicesimo attento all’umano, che a Firenze ha trovato l’habitat più fecondo. Direi, quindi, anzitutto questa appartenenza di Luzi ad una storia cittadina, segnata profondamente dal Vangelo, dal cristianesimo, con tutte le sue contraddizioni.

D. – Quanto è attuale ancora il suo messaggio?

R. – Direi proprio che l’attualità sta nel fatto che egli ha saputo coniugare insieme l’attenzione alla trascendenza, l’attenzione all’umano e l’attenzione al civile. Direi che proprio questo non separare le cose tra lo spirituale e lo storico, tra il religioso e l’umano, sia il messaggio più forte che ci viene da Luzi e dall’opera “Opus Florentinum”.

D. – Ecco, l’"Opus Florentinum" racconta proprio del Duomo di Santa Maria del Fiore: quanto è importante ancora oggi per la città di Firenze?

R. – Direi che, ancora, questa cupola che svetta su tutte le nostre case dice che c’era un’ambizione qui e cioè che questo fosse un luogo capace di raccogliere e di raccogliere tutti. Questa cattedrale non è percorsa nelle sue navate dalle grandi opere sacre, bensì dalla memoria dei grandi di Firenze, quelli che l’hanno difesa, i condottieri, quelli che l’hanno costruita, i grandi artisti, quelli che gli hanno dato un’anima, i pensatori, Marsilio Ficino e così via. Dentro questa cattedrale la storia religiosa non è diversa dalla storia della città.

E l’"Opus Florentinum" diventa un testamento spirituale di Luzi per la sua amata città. Ascoltiamo il regista della rappresentazione, Giancarlo Cauteruccio:

R. -  E', secondo me, un vero testamento spirituale, perché questa opera scritta per Firenze, partendo dal cuore di Firenze, quindi dalla basilica di Santa Maria del Fiore, è proprio un vero testamento lasciato alla città. Ma io, devo dire, ho colto da Mario Luzi la semplicità, la cittadinanza e l’osservazione attenta. Nel testo questo si sente molto: quanto lui abbia osservato la città e i fenomeni. Quindi io sono stato davvero fortunato di avere avuto la possibilità di frequentare Mario Luzi: e questa cosa mi ha dato più forza.








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