2014-11-16 13:27:00

Elezioni Romania: tensione per il ballottaggio presidenziale


Romania al voto, questa domenica, per il ballottaggio presidenziale che vede sfidarsi il socialdemocratico e attuale premier Victor Ponta, favorito con il 53% dei consensi, e il liberale Klaus Iohannis, esponente della minoranza tedesca, che si attesta al 43%. Sono 18 milioni i cittadini chiamati alle urne. Il servizio di Roberta Barbi:

Urne aperte questa domenica in Romania, dove i cittadini sono chiamati al ballottaggio per l’elezione del presidente che resterà in carica per i prossimi cinque anni, dopo il nulla di fatto del primo turno che, il 2 novembre scorso, ha registrato un’affluenza molto bassa, appena del 53%. La campagna elettorale si è chiusa tra i veleni, con accuse tra i candidati e violenti scontri: migliaia, nei giorni scorsi, i manifestanti scesi in piazza in diverse città per chiedere una maggiore trasparenza del voto, dopo che al primo turno molti romeni della diaspora non erano riusciti a votare nei seggi esteri. Proprio a queste polemiche sono legate le dimissioni di Titus Corlatean, ministro degli Esteri del governo Ponta, mentre suscita molte perplessità, tra gli analisti, la proposta di legge socialdemocratica, attualmente in discussione in Parlamento, di concedere la grazia per i reati che prevedono una pena massima di sei anni e contemporaneamente la cancellazione - per coloro che si sono macchiati di questi reati - del divieto di candidarsi a incarichi pubblici. Abbiamo chiesto a Mihaela Iordache, giornalista romena della stampa estera in Italia, in quale clima si sta svolgendo questo appuntamento elettorale:

R. – In Romania c’è un clima abbastanza teso in questi giorni, prima delle elezioni. Molti romeni sono scesi in piazza, parliamo di decine di migliaia di persone che protestano in strada, nelle maggiori città del Paese: sono romeni che chiedono il diritto al voto per i romeni che vivono all’estero, perché infatti nel primo turno di scrutinio molti romeni che vivono all’estero non hanno potuto votare. Ci sono stati pochi seggi per più di tre milioni e mezzo di romeni, inoltre era una procedura complicata che metteva i romeni che vivono all’estero in difficoltà - dovevano compilare una dichiarazione in cui dovevano dichiarare di non aver votato prima in un altro posto – e ha reso difficile il voto: le file sono state chilometriche intorno alle ambasciate e ai consolati romeni all’estero e, infatti, la polizia a Parigi e a Londra è intervenuta. Un clima teso, dunque, con la gente che scende in strada, a 25 anni dalla rivoluzione romena, per chiedere il diritto al voto.

D. – La Romania è uno dei Paesi più poveri dell’Unione Europea, qual è la reale situazione?

R. – La Romania è il secondo Paese più povero dell’Unione Europea ancora adesso, a sette anni dall’adesione. Infatti, il 40 per cento della popolazione vive al limite della soglia di povertà, con uno stipendio minimo di 214 euro, mentre lo stipendio medio si aggira intorno ai 400 euro. Infatti, secondo l’Istituto per le politiche pubbliche, oltre sette milioni di romeni godrebbero di aiuti sociali. La maggior parte vive in campagna, oppure nella parte dell’est della Romania, verso la Moldavia.

D. – Riforme, infrastrutture, ancora tanta corruzione negli organi statali: quali sono le sfide che si troverà ad affrontare il nuovo presidente romeno?

R. – Le sfide che dovrà affrontare il futuro presidente della Romania, nei prossimi cinque anni, riguardano: la lotta alla corruzione, l’indipendenza della giustizia, della magistratura, e ovviamente l’economia e lo sviluppo delle infrastrutture e saper spendere bene i soldi dell’Unione Europea, lontano da ogni tentativo di corruzione.








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