2014-11-16 08:54:00

“Basta un clic”, un libro sulla sfida dei social network per la Chiesa


“Siamo anche ciò che digitiamo”. E’ uno dei concetti espressi nel libro “Basta un clic”, scritto dal teologo della comunicazione Carlo Meneghetti, docente allo Iusve, Istituto universitario salesiano di Venezia. Il libro, edito dalla Libreriauniversitaria, si sofferma sulle sfide poste dai social network, con un’attenzione particolare ai giovani e alla Chiesa. Alessandro Gisotti ha intervistato l’autore:

R. – “Basta un clic” è una serie di esperienze e una serie di laboratori fatti sia a scuola ma anche in vari contesti educativi. Questi incontri sono incontri di condivisione e ho pensato di raccoglierli tutti per avere un confronto, una condivisione sulla tematica dei social network che oggi è quanto mai viva e pressante.

D. – Un libro che, anche per come nasce, si rivolge molto ai giovani, è vero?

R. – Sì, si rivolge principalmente ai giovani ma anche agli adulti. Ieri sera mi trovavo a un incontro di formazione con dei genitori, un genitore mi ha chiesto: “Ma questo libro posso leggerlo o può leggerlo mio figlio?”. Il mio consiglio è stato di leggerlo lui insieme al figlio perché così si possono fare anche raffronti. Si parla molto di nativi digitali: giovani, più giovani che insegnano a noi come usare tecnicamente questi nuovi sistemi. Però, noi dobbiamo essere vicini a loro cercando di usare la testa, magari quando facciamo clic anche per fare cose di cui dopo ci si può pentire.

D.  – Uno dei primi concetti che si incontra leggendo questo libro è che la parola anche in internet è un dono…

R. – Certo. Ho citato, infatti, Enzo Bianchi, che in un suo volume dice appunto che la prima possibilità del dono avviene attraverso la parola: la parola donata all’altro. Come riportava Giaccardi nella prefazione, la parola è un dono che noi facciamo all’altro. Dunque anche attraverso i social network dobbiamo fare attenzione a quello che diciamo, a quello che facciamo, perché poi il pericolo è di essere noi stessi sui social e magari cambiare prospettiva quando invece siamo in prossimità alle persone.

D. -  In questo libro è anche molto presente la dimensione religiosa e direi anche proprio ecclesiale…

R. – L’ultimo capitolo, il capitolo VI in particolare, l’ho chiamato Chiesa 2.0. Come vediamo la Chiesa si impegna anche in questo campo. Pensiamo anche al convegno ecclesiale di Firenze 2015, che si terrà il prossimo anno e vediamo quanto sia impegnata anche nel campo dell’educazione ai media e ai social network. Se prendiamo i vari documenti della comunicazione sociale - penso al  direttorio del 2004 - troviamo una serie di indicazioni per progettare anche attraverso i social.

D.  – Nell’appendice ci sono anche i messaggi dei Pontefici per la Giornata delle comunicazioni sociali e vediamo come già Karol Wojtyla, Giovanni Paolo II nel 2002, quindi diversi anni fa, dedicava proprio ad internet il suo messaggio per le comunicazioni sociali, come a dire che poi la Chiesa ha letto abbastanza velocemente l’importanza di questo fenomeno…

R. – Sì la Chiesa è stata sempre avanti in questo campo si  può dire. Oggi siamo nel 2014, sono passati 12 anni, ma se leggiamo quel testo è ancora vivo e attuale. Dunque, ho voluto proprio mettere questi messaggi che hanno come filo conduttore o la rete o le relazioni digitali, in modo da portare il lettore a far vedere come la Chiesa sia impegnata e si prefigga di portare l’accoglienza e la testimonianza cristiana anche in questi mondi, perché questi mondi sono parte della nostra vita quotidiana.








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