2014-11-17 14:33:00

Caritas-Migrantes: raddoppiate negli ultimi mesi domande di asilo


Dal 2013 ad oggi nel mondo sono state oltre 51 milioni le persone costrette alla migrazione per fuggire dai conflitti e dalle violazione dei diritti umani, con un forte aumento negli ultimi mesi . Di questi, quasi due milioni hanno chiesto asilo politico in Europa e la maggior parte proprio all' Italia. Si apre con questi numeri impressionati il "Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2014", presentato oggi a Roma dalla Caritas e dalla Fondazione Migrantes, con Anci e Servizio Centrale dello Sprar, in collaborazione con l’Unhcr, l'agenzia dell'Onu per i rifugiati. Il servizio di Marina Tomarro:

Da gennaio di quest’ anno a luglio, sono stati oltre 65 mila i migranti giunti sulle coste italiane, mentre nel 2013 erano sbarcate poco meno di 10 mila persone. E le domande di asilo politico presentate alle autorità italiane nel primo semestre del 2014 sono invece aumentate fino ad arrivare a oltre 26.600. La Nigeria è il primo Paese d’origine da cui provengono i richiedenti, seguito da Pakistan, Somalia ed Eritrea. Questi sono alcuni dati del "Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2014", che raccontano attraverso queste cifre la situazione drammatica di decine di migliaia di uomini e donne, che lasciano i loro Paesi con la speranza di ritrovare un futuro migliore. Oliviero Forti, responsabile dell’ Ufficio immigrazione per la Caritas italiana:

R. – Il tema dell’accoglienza in Italia, ahimè, è un tema che si deve reinventare ogni volta. Quando dico ogni volta, intendo ogni anno, perché già nel 2012-2013 avevamo chiuso l’emergenza legata alle "primavere arabe". Nel 2014, abbiamo dovuto affrontare un’altra grande emergenza proveniente sempre dalla Libia che ha visto incredibilmente, in una prima fase, l’Italia impreparata, perché i posti di accoglienza erano e rimangono in parte insufficienti. Si è cercato di replicare dei modelli di accoglienza diffusa sui territori come nel 2011, che stanno dando dei buoni esiti. È evidente che l’incertezza rispetto ai finanziamenti, a politiche di integrazione, sono l’incognita più grande. Oggi, sono più di 5 mila le persone in accoglienza. Chiaramente, sono tutte persone che avranno, da qui a qualche mese, bisogno di risposte non solo da un punto di vista giuridico – per cui dovranno vedersi riconoscere un qualche stato sociale – ma, ripeto, soprattutto di integrazione e i fatti di Roma ci interrogano chiaramente sull’efficacia poi di questi processi.

D. – Uno dei temi più caldi è proprio quello dei minori non accompagnati. In che modo si può evitare che accadano fatti come quelli di alcuni giorni fa a Tor Sapienza, nella capitale?

R. – I minori non accompagnati costituiscono storicamente una categoria vulnerabile tra i richiedenti asilo e i rifugiati, che hanno potuto garantirsi in questi anni un’accoglienza tutto sommato buona anche se, chiaramente, con delle derive – penso al caso dei minori fermi a Lampedusa nel 2011. Ma la situazione si è andata ad aggravare nel 2014, perché i numeri che noi ci attendevamo di minori non accompagnati non hanno visto contestualmente un sistema di accoglienza pronto ad accoglierli, in quanto le comunità per minori non sono numericamente sufficienti. Si è dovuto comunque dare in emergenza una risposta: è stato fatto male e oggi se ne pagano le conseguenza. È chiaro che lo sforzo che sta facendo il governo, e che noi tentiamo di sostenere, sicuramente lo vediamo in maniera positiva. Però, è chiaro bisogna passare dalle idee ai fatti. Ancora siamo distanti dall’obiettivo.

Fondamentale diventa allora l’aiuto di tutta l’Unione Europea. Il commento di Domenico Manzione, sottosegretario del Ministero dell’interno:

R. – Io ritengo che l’unica soluzione sia quella politica, cioè che l’Europa decida di fare finalmente una politica unitaria in materia di immigrazione anche per evitare squilibri che non solo si sono manifestati fino a oggi sul territorio italiano, ma che corrono il rischio di manifestarsi sul territorio europeo. Se l’accoglienza per i rifugiati e per i richiedenti asilo la fanno cinque Stati, sul numero complessivo di Stati fondanti l’Unione Europea, significa  evidentemente che un problema c’è. Un problema che non è solo nostro, ma di tutta l’Europa.








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