2014-11-18 12:57:00

50 anni di ecumenismo. Card. Koch: rileggiamo Unitatis Redintegratio


Riunita da oggi l’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per Unità dei Cristiani, che quest’anno festeggerà il 50.mo del Decreto Conciliare sull’ecumenismo Unitatis Redintegratio, promulgato il 21 novembre 1964. L’anniversario sarà commemorato giovedì prossimo con i Vespri nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura e venerdì con una Cconferenza nella Pontificia Università Gregoriana, presenti rappresentanti delle Chiese cattolica, ortodossa, battista, luterana e apostolica armena. Mario Galgano, del programma tedesco, ha intervistato il cardinale Kurt Koch, presidente del Dicastero vaticano:

R. – Ja, am 21. November sind es 50 Jahre her seit das Ökumenismusdekret des…

Sì, questa ricorrenza è naturalmente un’occasione gradita per tornare, prima di tutto, a quel testo: rileggerlo e renderlo attuale; e poi chiedersi quale sia la meta del movimento ecumenico, dove si trovino i principi, le sfide e i suoi sviluppi positivi. Abbiamo previsto tre diverse letture di quel testo: una cattolica, una orientale e una occidentale, per capire come si legge oggi il Decreto e quali possono essere le strade per un cammino del futuro.

D. – Quali sono le sue personali considerazioni riguardo il dialogo ecumenico in generale, sia con le Chiese orientali che con quelle occidentali?

R. – Ja, da muss man sehr unterscheiden, weil der Einheitsrat ja von Anfang an…

Bisogna fare un distinguo molto serio. Fin dall’inizio, il Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani è stato concepito con due sezioni. Nella sezione orientale confluiscono due grandi dialoghi. Quello con tutte le antiche Chiese ortodosse orientali (siriaca, apostolica armena, copta, etiopica - ndr), che si sono separate dalla Chiesa madre nel V secolo dopo il Concilio di Calcedonia, e in questo campo siamo su una buona strada. In questa Commissione c’è una gran bella atmosfera: ogni anno, si svolge un’assemblea generale, andiamo avanti a piccoli passi ma con una buona atmosfera. L’altro grande dialogo si svolge con tutte le altre Chiese ortodosse: anche qui, in realtà, nel primo decennio – dal 1980 al 1990 – abbiamo fatto grandi progressi e siamo riusciti a sviluppare il consenso alle domande fondamentali della comprensione della Chiesa, dei Sacramenti, del ministero. Dopo questo periodo, c’è stata però una grande crisi. I cambiamenti che ci sono stati in Europa nel 1989 non hanno infatti rappresentato un grande vantaggio per l’ecumenismo, perché con la svolta sono uscite dal nascondimento le Chiese cattoliche-orientali – la Chiesa greco-cattolica, soprattutto in Ucraina, in Romania, in Transilvania – che erano state proibite da Stalin, e tutto questo ha risvegliato le antiche accuse di uniatismo e proselitismo e così nel 2000 siamo arrivati alla chiusura di questo dialogo. Nel 2006, poi, l’abbiamo ripreso il dialogo, a Belgrado, e poi ancora nel 2007, con il famoso Documento di Ravenna e da allora lavoriamo intorno alla questione del primato del Vescovo di Roma. Non è una questione semplice da trattare e ci sono sempre battute d’arresto, nel dialogo. Ma io sono convinto che su questa strada potremo ottenere ancora progressi.








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