2014-11-18 14:48:00

Al via Conferenza in Vaticano sull'autismo, sabato l'incontro con il Papa


L’autismo è un disturbo complesso, circondato da ignoranza e rifiuto sociale, che impegna le famiglie in innumerevoli difficoltà. Per questo il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari lo ha scelto come tema per la 29.ma Conferenza internazionale in programma dal 20 al 22 novembre in Vaticano, dal titolo “La persona con disturbi dello spettro autistico: animare la speranza”. Sabato prossimo l’udienza con il Papa: sarà un momento di canti e preghiere. Alla presentazione dell’evento oggi in Sala stampa vaticana c’era per noi Gabriella Ceraso:

L’autismo è un disturbo neurocomportamentale che inizia in gravidanza durante il neurosviluppo, ha origine multifattoriale - sia genetica che ambientale - e si manifesta entro i primi tre anni di età permanendo per la vita. Nel mondo, uno ogni 100-110 bambini ne è affetto, 1 ogni 68 negli USA. Dunque un’emergenza, coperta però da "un’imperscrutabilità e da diffuso rifiuto sociale". Trattarne è una "sfida", ha detto mons Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, e ci permette di affrontare le difficoltà "a partire da quelle etiche, morali e spirituali" che appartengono a chi è coinvolto:

"La principale finalità è, infatti, di individuare e reperire gli strumenti più adatti alla cura anche spirituale di chi, direttamente od indirettamente, è colpito da un disturbo di tipo autistico; di poter animare la speranza, ridare lo slancio esistenziale anche a chi vive i casi più difficili, nonché per coloro - professionisti della salute, familiari, associazioni - che se ne prendono cura".

“Un bambino autistico genera una famiglia autistica”, isolata e sofferente e invece tanto importante per le cure, ha spiegato Stefano Vicari, responsabile della Neuropsichiatria Infantile all’Ospedale Bambino Gesù:

“Esiste un tale stereotipo, pregiudizio, stigma, nei confronti dell’autismo che spesso le famiglie vengono isolate dagli amici, a volte anche dai parenti, perché tra l’altro sono bambini spesso molto difficili da coinvolgere nella vita di società. La famiglia di un bambino autistico è una famiglia ad altissimo rischio: sappiamo, per esempio, per certo che le separazioni e i divorzi sono molto più frequenti”.

Anche gli aspetti sociali saranno dunque tra i temi delle tre giornate di lavori con i maggiori specialisti del mondo, ha sottolineato il segretario del Dicastero della salute, mons. Jean-Marie Mate Musivi Mupendawatu. Si parlerà anche di epidemiologia, trattamento dei bambini nei Paesi poveri, aspetti etici e legislativi delle cure e dell’apporto di arte, religione e comunicazione nel trattamento dei pazienti. Fondamentale sarà il capitolo prevenzione, perchè diagnosi precoce significa qualità di vita migliore, non essendoci cure per questa patologia:

“Ad oggi siamo a conoscenza di fattori di rischio, fattori genetici, fattori ambientali ma non sono sufficienti per determinare la patologia. Di conseguenza non c’è un farmaco, né una cura. Le famiglie ricorrono a cure complementari o alternative. C’è quindi bisogno di indagare per una maggiore conoscenza scientifica e una diagnosi precoce per identificare il disturbo”

Del tutto speciale sarà l’incontro di sabato con il Papa. Un’udienza il Aula Paolo VI a cui è prevista la partecipazione di centinaia di ragazzi autistici accompagnati da famiglie e personale sanitario, e strutturata in preghiere e canti con la partecipazione di artisti come Mogol, Arisa e i Tazenda. Padre Augusto Chendi, sotto-segretario del Pontificio Consiglio degli Operatori sanitari ha spiegato quali saranno i due momenti dell’incontro:

"Il primo, con inizio alle ore 11.00 nell’Aula Paolo VI, con un momento di preghiera e di testimonianze dal mondo dell’Autismo, intercalati da brani musicali. Il secondo momento, alla presenza del Santo Padre, avrà ancora il sapore della preghiera e della festa con l’esibizione di canti di impronta religiosa, volti a coinvolgere anche le persone autistiche e a renderle partecipi di una gestualità che ne rompa l’isolamento nel quale solitamente restano rinchiuse…Avremo quindi modo tutti - a diversi gradi di coinvolgimento e di responsabilità - di sentirci come Chiesa impegnati a farci “compagni di strada” con quanti vivono questo silenzio ed isolamento eloquenti, che interpellano la nostra sensibilità alla sofferenza altrui, accrescendo in tale modo la speranza e la consapevolezza, teoria e pratica, che nel rapporto con la sofferenza e con le persone sofferenti si determina e si qualifica la misura della nostra umanità, per ciascuno singolarmente come per la società nella quale viviamo".








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