2014-11-18 16:50:00

Attentato a Gerusalemme. Violare il luogo di culto, estremo oltraggio all'uomo


"L'attentato alla sinagoga di Gerusalemme mostra un salto di qualità che era già nell’aria: sono stati usati degli arabi israeliani e questo incrina ulteriormente i rapporti di solidarietà all’interno dello Stato ebraico. E’ stato rotto un codice di reciproco rispetto. Hamas e le organizzazioni terroristiche di matrice islamista non hanno come obiettivo la composizione politica del conflitto arabo-israliano ma la distruzione dello Stato di Israele". David Meghnagi, direttore del Master internazionale in Didattica della Shoà (Università Roma Tre) e docente di Psicologia della Religione, commenta l'attacco alla sinagoga nel sobborgo di Har Nof di Gerusalemme che ha causato quattro vittime e otto feriti.

"Che il terrorismo sia causato da una impasse delle trattative è una caricatura", continua Meghnagi. "Se si volesse, i compromessi si trovano in politica. Qui non succede. I luoghi di culto sono gli unici luoghi dove gli esseri umani potrebbero trovare spazi di convivenza. Se diventano luoghi di distruzione vuol dire che è stato rotto il patto che lega gli esseri umani tra di loro. Questo vale ovviamente anche nel caso in cui si distruggesse una moschea. Io tiro in ballo una responsabilità morale delle autorità religiose di tutto il mondo. Ci vuole l’Onu delle religioni - conclude - che imponga di separare la politica dalle religioni". 

Il parroco di Ramallah, padre Ibrahim Shomali, commenta: "E’ triste ciò che è avvenuto. Questo attentato è molto grave perché la gente che prega non deve essere toccata", e ribadisce: "La violenza genera la violenza. In una guerra non c’è mai un vincitore. Ricordiamoci che la radice di questa violenza è l’occupazione israeliana sul territorio palestinese. Bisogna risolvere tutto questo problema per arrivare a creare ponti, e i ponti sono i cuori sicuri".

Come si elimina l'estremismo di Hamas? "Bisogna togliere l’estremismo israeliano", risponde secco padre Shomali. 

Sulla ridefinizione del ruolo delle religioni in questo conflitto è d'accordo il giornalista di Mondo e Missione (PIME) Giorgio Bernardelli, esperto di Medio Oriente. "Ma si tratta anche di finirla con la poesia delle religioni a Gerusalemme - precisa - perché ciò finisce con il fare molto folklore. Invece le religioni hanno il dovere di entrare in maniera forte in questo contesto così difficile, ma prendendo le distanze da ogni violenza e ogni radicalismo. La religione non è un problema. Le religioni sono l’unica strada per trovare una soluzione. La questione vera è che troppo spesso si è perseguita per Gerusalemme una pace che non era una pace santa".

Come esce la causa palestinese dopo questo eccidio? "La causa palestinese ne viene indebolita fortemente. Ma ricordiamoci che questo episodio non nasce dal nulla. Sono tre mesi che il clima è incandescente. E’ facile andare sempre a spostare le questioni sul piano politico, è la realtà quotidiana di Gerusalemme che è pazzesca. Ciascuno deve farsi un esame di coscienza. Questo conflitto ha troppi tifosi, tutti cercano di additare sempre e solo le colpe degli altri. Gerusalemme è la grande sfida di un luogo dove il mistero di Dio e della storia hanno posto le tre grandi religioni una accanto all’altra. Questo vuol dire guardarsi allo specchio e cercare prima di tutto dentro di sé le strade per essere veri costruttori di pace". 

 

 








All the contents on this site are copyrighted ©.