2014-11-19 12:49:00

Rapporto Onu: jihadisti dell'Is hanno armi per altri 2 anni


Tre civili e due poliziotti sono le vittime dell’attentato suicida di oggi a Erbil, il capoluogo del Kurdistan iracheno, rivendicato dal sedicente Stato islamico e che ha provocato anche una ventina di feriti. Un’autobomba è scoppiata davanti all’edificio dell’amministrazione della provincia autonoma. Il Kurdistan è sotto la minaccia dell’Is per il ruolo dei peshmerga al fianco dell’esercito iracheno contro i jihadisti. Sarebbe stato intanto identificato il secondo francese del gruppo degli assassini dello statunitense Peter Kassig, sarebbe un 22enne della periferia parigina. Dall’Onu arriva nel frattempo un rapporto che definisce l’Is e il Fronte al Nusra “una chiara minaccia per la pace e la sicurezza internazionale”. Servizio di Francesca Sabatinelli:

Il sedicente Stato islamico ha tante e tali armi che può permettersi di combattere per altri due anni senza problemi, a dispetto dei raid della coalizione internazionale. Il rapporto delle Nazioni Unite atterrisce quando elenca le armi nelle mani dei jihadisti: dai fucili mitragliatori, alle armi pesanti, tra cui razzi e lanciarazzi, probabilmente anche missili antiaerei portatili, pezzi d'artiglieria, carri armati, catturati ai militari iracheni. Il rapporto, tra le raccomandazioni, elenca nuove sanzioni e poi spinge per misure che possano bloccare i finanziamenti diretti all’Is. Dall’Onu arrivano altri allarmi, come quello relativo alla situazione umanitaria in Iraq dove, dall’inizio dell’anno, 10mila civili sono stati uccisi e 20mila feriti, tra le vittime moltissimi bambini, 700 tra morti e rimasti mutilati. L’allarme è anche per un milione e 900mila sfollati, e per gli oltre tre milioni e mezzo di iracheni che vivono in zone sotto il controllo dell’Is. Dalle Nazioni Unite arriva inoltre l’elogio per il governo iracheno per aver messo in atto l’arruolamento di curdi e di milizie di tribù locali a sostegno dell’esercito di Baghdad nella lotta contro l’Is. Secca condanna invece per il governo siriano per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani, una risoluzione descrive l’utilizzo da parte di Damasco di armi chimiche nella guerra che va ormai avanti dal 2011, e deplora l’utilizzo della tortura nei centri di detenzione. Si esorta infine la Siria a mettere fine agli attacchi contro i civili, condotti anche attraverso l’utilizzo dei barili bomba.








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