2014-11-19 15:37:00

Crisi, Livorno. Appello mons. Giusti a governo:"Inserire nello Sblocca italia aiuti per economia locale"


“Livorno è in una situazione sociale veramente drammatica. La città vive una grande crisi lavorativa. Ripeto la situazione è gravissima. Se continuano a chiudere le fabbriche c’è il rischio di un conflitto sociale. Il governo deve valutare qualche piano industriale straordinario. Ma bisogna muoversi con urgenza”. L’appello a Radio Vaticana Italia sulla grave situazione lavorativa e industriale della città toscana,  simbolo della crisi italiana, è del vescovo di Livorno, mons. Simone Giusti. “Bisogna fare presto. Credo che nello ‘Sblocca Italia’ il governo debba pensare a qualcosa che sblocchi l’economia livornese. Non bisogna pensare solo ad alcune aree di crisi ma pensare anche a Livorno che vive una grande crisi occupazionale”, anche per la delocalizzazione degli impianti come denunciano i lavoratori della Trw (ex Spica), della raffineria dell’Eni, delle molte cooperative e società in crisi con migliaia di lavoratori e famiglie a rischio povertà per la perdita del lavoro.

“Mi ha fatto piacere, prosegue mons. Giusti, vedere come gli operai della Trw abbiamo scritto al Papa per chiedere aiuto. Anche a Livorno si sente Papa Francesco come un padre a cui rivolgersi per chiedere aiuto.  Stamani con la Caritas diocesana abbiamo fatto un punto della situazione per vedere come aiutare queste migliaia di famiglie in sofferenza. Dobbiamo ampliare, spiega mons. Giusti alla Radio Vaticana, le mense della Caritas ed aumentare i servizi perché temiamo, purtroppo, che la situazione a Livorno possa dare ulteriori elementi di preoccupazione nei mesi prossimi. Sono centinaia le persone a cui la Caritas diocesana offre da mangiare tutti i giorni. Circa 67mila pasti all'anno. Sono numeri alti”. “Siamo vicini a tutti i lavoratori, prosegue il vescovo Giusti.  Chiediamo che il governo faccia la sua parte per mettere le persone nella condizione di lavorare”. “Se chiudessero ulteriori fabbriche el’ indotto a Livorno c’è il rischio di un conflitto sociale. Per questo il governo, ripeto, deve pensare ad un piano industriale straordinario”. “Si parla di Livorno come ‘porto franco’.  Alcuni parlano di realizzare un’unica Autorità portuale unendo Livorno e Piombino per far arrivare le grandi navi merci  a Piombino, favorendo un unico sistema. Piombino, nel porto che stanno ampliando, ha già i 18 metri di profondità utili per le grandi navi. Sarebbe importante riuscire a fare sistema tra Livorno e Piombino”. “Non sono un economista, ma vari operatori  istituzionali e non, mi dicono che ci potrebbero essere nell’area grosse potenzialità.  Compresi  i collegamenti  ferroviari che si stanno facendo con la posa dei binari tra il porto di Livorno e la rete nazionale e internazionale. Ma bisogna fare presto. Alcuni provvedimenti all’esame del Parlamento potrebbero prevedere la fusione dell’Autorità portuale tra Livorno e Piombino”. “La causa di tutto questo, conclude mons. Simone Giusti, è culturale. E’ venuto meno un modo di essere. Se c’è un’economia dove conta solo il mercato, come ha detto il Papa, se si mette al centro il profitto, è evidente che i risultati siano questi. Se si mette al centro l’uomo, si può invece dare vita ad una società diversa, solidaristica”. “Livorno non è povera. Ci sono ricchezze da condividere, ma bisogna ridisegnare l’economia per dare lavoro a tutti. Ciò, però, richiede un lavoro diverso sul piano culturale. Fino a quando l’unica idea che conta è il mio desiderio, come risulta nella Carta dei Diritti europei, dove si vuole fondare una nuova nazione europea sul desiderio, è evidente che la crisi non passerà. Serve il bene comune. Non il desiderio”. 








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