2014-11-19 12:26:00

Francesco: ci si fa santi dovunque nelle cose di ogni giorno


La santità è un cammino che tutti possono percorrere, in qualsiasi luogo si svolga la loro vita, e si costruisce con piccoli gesti fatti per amore degli altri. È l’insegnamento che Papa Francesco ha proposto alla folla radunatasi in Piazza San Pietro per l’udienza generale. Al termine il Papa ha chiesto preghiere e sostegno per le comunità religiose di clausura, in vista della Giornata “pro Orantibus” del 21 novembre. Il servizio di Alessandro De Carolis:

La santità non è stata mai una questione di nicchie sugli altari e nuvole di incenso, perché tutte le Sante e i Santi della storia prima di diventare una statua di gesso venerata nelle chiese sono stati in larghissima parte donne e uomini con le maniche rimboccate e la schiena piegata verso i più poveri dei poveri.

Lo ripete con passione Papa Francesco alle migliaia di persone in Piazza San Pietro, mamme e papà, ragazze e ragazzi, nonni, preti, suore: “Ogni stato di vita porta alla santità”. Santo lo può diventare chiunque e lo si può diventare dovunque. Lo insegna da 50 anni il Concilio Vaticano II che la santità, ricorda il Papa, è una “vocazione universale” e dunque sbaglia chi ancora ritiene che questa sia “riservata soltanto a coloro che hanno la possibilità di staccarsi dalle faccende ordinarie, per dedicarsi esclusivamente alla preghiera”:

“Qualcuno pensa che la santità è chiudere gli occhi e fare la faccia da immaginetta. No! Non è questo la santità! La santità è qualcosa di più grande, di più profondo che ci dà Dio. Anzi, è proprio vivendo con amore e offrendo la propria testimonianza cristiana nelle occupazioni di ogni giorno che siamo chiamati a diventare santi”.

Sei consacrato? Vivi “con gioia la tua donazione”. Sei sposato? “Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie” come Gesù “ha fatto con la Chiesa”. Papa Francesco si rivolge a ognuno per sollecitarlo a considerare la santità un cammino percorribile. E com’è suo costume, dà voce alle obiezioni più immediate che su questo argomento affollano teste e cuori:

“‘Ma, padre, io lavoro in una fabbrica; io lavoro come ragioniere, sempre con i numeri, ma lì non si può essere santo…’. Sì, si può! Lì dove tu lavori tu puoi diventare santo. Dio ti dà la grazia di diventare santo. Dio si comunica a te. Sempre in ogni posto si può diventare santo, cioè ci si può aprire a questa grazia che ci lavora dentro e ci porta alla santità”.

La santità, afferma il Papa, “è il volto più bello della Chiesa”. E questo presenta un risvolto ben preciso:

“Quando il Signore ci invita a diventare santi, non ci chiama a qualcosa di pesante, di triste… Tutt’altro! È l’invito a condividere la sua gioia, a vivere e a offrire con gioia ogni momento della nostra vita, facendolo diventare allo stesso tempo un dono d’amore per le persone che ci stanno accanto”.

Persone “accanto” vuol dire proprio che la santità non è compiere un atto grandioso in circostanze straordinarie, ma è il piccolo gesto di tutti i giorni fatto con amore. E Papa Francesco ne offre alcuni esempi concreti:

“A casa tua, il figlio ti chiede di parlare un po’ delle sue cose fantasiose: ‘Oh, sono tanto stanco, ho lavorato tanto oggi…’. ‘Ma tu accomodati e ascolta tuo figlio, che ha bisogno!’. E tu ti accomodi, lo ascolti con pazienza: questo è un passo verso la santità. Poi, finisce la giornata, siamo tutti stanchi, ma c’è la preghiera. Facciamo la preghiera: anche questo è un passo verso la santità”.

E su questi gesti Dio si innesta con la sua “grazia” perché, conclude il Papa, la santità è sempre un suo “dono” e non è mai un percorso che si fa “da soli”, “ma si percorre insieme in quell’unico corpo che è la Chiesa”.

Al termine della catechesi in sintesi nelle altre lingue, Papa Francesco ha ricordato la Giornata “pro Orantibus” di dopodomani, dedicata alle comunità religiose di clausura:

“È un’occasione opportuna per ringraziare il Signore del dono di tante persone che, nei monasteri e negli eremi, si dedicano a Dio nella preghiera e nel silenzio operoso, riconoscendogli quel primato che solo a Lui spetta”.

Un saluto il Papa lo ha poi indirizzato ai giovani professionisti, impresari e imprenditori sociali che partecipano al convegno promosso dal “World Economic Forum”, in collaborazione con le Università Pontificie di Roma, per stimolare vie e atteggiamenti che aiutino a superare l’esclusione sociale ed economica. L’auspicio è che questo incontro, ha detto il Papa, favorisca “una nuova mentalità in cui il denaro non sia considerato idolo da servire, ma un mezzo per perseguire il bene comune”. L'ultimo pensiero è stato per “le vittime della recente alluvione in Liguria e nel Nord Italia: preghiamo per loro e per i familiari e siamo solidali – chiede Papa Francesco – con quanti hanno subito dei danni”.








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