2014-11-19 11:27:00

Pakistan. I vescovi al governo: frenare l’intolleranza religiosa


“L’aumento della violenza e dell’intolleranza religiosa mette in pericolo la convivenza civile e sociale in Pakistan” e testimonia “il fallimento dell’amministrazione civile e giudiziaria”. Per questo urgono “misure improrogabili”: è il forte appello inviato al governo pakistano dalla Conferenza episcopale del Pakistan e dall’Associazione dei Superiori maggiori.

Le massime autorità cattoliche del Paese hanno elaborato un documento, inviato all’agenzia Fides, che è firmato dal presidente della Conferenza episcopale, mons. Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi, e dal rappresentante dei Superiori maggiori, padre Pascal Paulus. Il testo mette le autorità civili di fronte alle loro responsabilità inoltrando stringenti richieste all’esecutivo e alla Corte Suprema.

“L’omicidio di Shahzad Masih e Shama Bibi a Kasur ricorda che l’intolleranza in nome della religione è andata ben oltre lo stato di diritto: la giustizia sommaria viola la Costituzione e il Codice Penale” afferma il testo giunto a Fides. “Tali incidenti riflettono la mancanza di governance, il fallimento dell’amministrazione civile e del sistema giudiziario, che garantiscono l’impunità a questi crimini contro l’umanità” spiegano i vescovi.

La Chiesa cattolica chiede allora “misure improrogabili” per impedire che tali episodi avvengano di nuovo e presenta una “magna carta” al governo e alla Corte Suprema, in cui si domanda: di promuovere una inchiesta indipendente e rapida sui fatti di Kasur, per una “giustizia immediata”, che costituisca un chiaro precedente; di ritenere responsabili i religiosi islamici che hanno istigato alla violenza; di prendere provvedimenti per fermare l’abuso della legge sulla blasfemia; di prevenire tali episodi addestrando la polizia e dichiarandola responsabile di negligenza; di applicare le raccomandazioni espresse a giugno scorso dal giudice capo della Corte Suprema, per la protezione delle minoranze religiose. (R.P.)








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