2014-11-20 14:54:00

Burkina Faso: entra in carica il governo del presidente Kafando


Entra in carica il nuovo governo in Burkina Faso, nato dagli accordi tra militari e civili. Il presidente appena nominato, Michel Kafando, primo civile a ricevere questa carica dopo 27 anni, ha però nominato come suo primo ministro un militare, il colonnello Isaac Zida. Una scelta che riaccende le preoccupazioni sul futuro di una democrazia reale nel Burkina Faso. Sulla questione Corinna Spirito ha raccolto il commento dell’esperto dell’area Pasquale De Muro, professore di economia dello sviluppo umano all'Università Roma Tre:

R. - È chiaro che i militari detengono di fatto ancora tutto il potere. Questa è una cosa molto negativa, perché tutta l’opposizione aveva fortemente chiesto che la transizione fosse gestita dai civili e non dai militari. I militari avevano promesso che sarebbe stato così, ma in effetti non hanno mantenuto questa promessa; probabilmente questi hanno voluto mantenere il controllo strettissimo su tutte le cose, però dando una facciata di rispettabilità. Evidentemente Kafando è stato nominato perché era d’accordo con i militari e naturalmente perché aveva già concordato con loro la nomina di Zida come primo ministro.

D. – Chi è Michel Kafando?

R. – Michel Kafando è stato un diplomatico di lungo corso con una grandissima esperienza internazionale; ha rappresentato il Burkina Faso alle Nazioni Unite per moltissimi anni, è stato ministro negli anni ’80 ed è stato scelto sulla base di colloqui che il comitato di transizione ha fatto con vari candidati.

D. - Come ha reagito il popolo alla nomina di Michel Kafando?

R. - Una parte delle persone che sono scese in piazza a suo tempo sicuramente sarà un po’ insoddisfatta, perché Kafando ha collaborato con Compaoré e non ha mai manifestato opposizione al precedente governo quindi, in qualche modo, potrebbe anche essere visto come un elemento di transizione ma anche, in una certa misura, di continuità.

D. - Ci sono le basi perché le elezioni previste il prossimo anno siano effettivamente democratiche?

R. - In queste condizioni non so se riuscirà a fare delle elezioni veramente democratiche, perché il forte controllo da parte dei militari pone delle perplessità. Bisognerà vedere come reagirà la piazza di Ouagadougou che aveva già contestato Compaoré. Il mio timore, purtroppo, è quello che ci potrebbero essere altri disordini. Questo presidente ha fatto una mossa che pregiudica molto le democratizzazione sostanziale del processo e quindi getta un’ombra molto forte anche sulle prossime elezioni.

D. - Quali sono i punti principiali sui quali Kafando dovrebbe lavorare per aiutare il popolo del Burkina Faso?

R. - Innanzitutto bisogna capire quanto potere effettivo ha questo presidente, perché se è una marionetta nelle mani dei militari non ci sono molte speranze; questo si vedrà anche dalla formazione del governo, quanto peso avranno le forze di opposizione e i civili nel governo… Si può temere anche il peggio, evoluzioni magari non democratiche, perché non è detto che in un anno si vada veramente alle elezioni, non è detto che cedano veramente il potere civile. Questo è un timore che purtroppo non è infondato.

D. - In realtà c’è un accordo secondo il quale tutte le persone coinvolte in questa fase di transizione non potranno partecipare alle elezioni del prossimo anno …

R. - Lei ha detto bene, in teoria. Manterranno le promesse? Purtroppo la storia dell’Africa è una storia di promesse non mantenute da parte di questi gruppi al potere. Quindi dobbiamo incrociare le dita, sperare che non sia vero e che questa volta effettivamente cedano il potere alla fine di questi 12 mesi che ci aspettano. Ma, è molto raro che in Africa i militari abbiano volontariamente ceduto il potere ai civili e soprattutto bisogna capire in che modo questo succede, perché potrebbero benissimo mettere al potere anche dei civili che sono semplicemente dei rappresentanti del potere militare - come è accaduto qualche volta - per salvare la facciata e avere l’appoggio delle cancellerie occidentali. Purtroppo è difficile molto spesso avere dei governi civili nominati dai militari che siano effettivamente indipendenti come in questo caso, no? Non è detto che la presenza dei militari al governo sia necessariamente un fattore di stabilità in questa fase, proprio perché alla base della società burkinabè c’è un’aspirazione ad ottenere finalmente una vera democrazia.








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