2014-11-21 14:58:00

Economia. Draghi (Bce): Eurozona sull’orlo della deflazione


Resta difficile la situazione in area euro: lo ha ammesso senza mezzi termini, oggi, il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, intervenendo al Congresso europeo dei banchieri in corso a Francoforte. La priorità è dunque il varo di riforme per creare un ambiente favorevole al business e agli investimenti. Intanto, al termine del discorso di Draghi, tutte le borse europee hanno ripreso a guadagnare. Il servizio di Roberta Barbi:

Non ci sarà, nei prossimi mesi, un’accelerazione della ripresa economica come tutti speravano: interpreta così, il presidente della Bce Mario Draghi il dato diffuso ieri sull’indice Pmi, che in Eurozona monitora l’attività manifatturiera e dei servizi e che nel mese di novembre è sceso ancora, stabilendo un record nel calo degli ordinativi che non si vedeva dal luglio 2013, ma non sono positivi neppure i dati Eurostat di ottobre, che fotografano un’area euro sull’orlo della deflazione, con un tasso d’inflazione media che si attesta allo 0.4%. La Bce, dunque – assicura il suo presidente – s’impegna per alzare l’inflazione il più velocemente possibile, eventualmente anche ampliando l’acquisto di titoli di Stato. Cosa comporterebbe, invece, un prolungamento di questa situazione? Lo abbiamo chiesto al prof. Giovanni Farese, docente di Storia dell’economia e Storia del pensiero economico dell’Università Europea di Roma:

"L’area dell’euro è entrata in deflazione da un pezzo: alcuni Paesi ne stanno soffrendo patendo di più i colpi. La deflazione ha molte conseguenze negative: la prima è che crollando i prezzi, crollano i profitti e quindi a catena gli investimenti, l’occupazione e i redditi. Detto questo esiste una autorità monetaria, che è la Banca Centrale Europea: il suo compito principale è quello di garantire la stabilità dei prezzi. Lo strumento classico di manovra che sono i tassi di interessi, che sono già al limite: l’acquisto di Abs, prestiti cartolarizzati... Un’altra strada è quella delle obbligazioni bancarie coperte, che si chiamano "covered bond", e la terza strada – che è quella che Draghi ha annunciato – è che la Banca Centrale Europea possa procedere all’acquisto di titoli pubblici".

L’Eurozona, secondo il presidente Draghi, ha bisogno di tornare appetibile per gli investitori economici e il business. Ha quindi bisogno di profonde riforme strutturali, ma anche di una nuova politica monetaria e di una politica fiscale a lungo termine. Di che tipo? È quindi sempre una questione di fiducia?

"La stabilità, la stabilità monetaria, è una cosa. Poi l’altra gamba, l’altro motore è lo sviluppo: lo sviluppo si fa con l’innovazione, si fa con le infrastrutture e ci vogliono degli investimenti. Questi investimenti possono essere evidentemente o pubblici o privati. Per favorire gli investimenti privati la cosa più importante è costruire delle condizioni di ambiente e di sistema che siano in grado di attrarre gli investitori".

A proposito di investimenti, sembra sia andato bene l’incontro di oggi tra il nuovo commissario europeo al Commercio, Cecilia Malmström, e il suo omologo statunitense, Michael Froman, sul partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti. Cosa significa?

"Un’idea antica quella di una partnership tra le due sponde dell’Atlantico. L’idea è quella di un mercato più largo nel quale si scambi liberamente, secondo delle proprie specializzazioni produttive, possibilmente con vantaggi per entrambi le parti".

Il presidente Draghi ha infine affermato davanti ai banchieri che l’unione bancaria costituisce il primo passo verso un’integrazione profonda di unione economica e monetaria in Europa, ma al tempo stesso ha ammesso che molti cittadini si domandano se il progetto europeo manterrà la promessa di una prosperità economica condivisa. È vero che l’euroscetticismo si sta rafforzando e che s’insinua un sentimento sempre più profondo contro la moneta unica?

"È chiaro che l’euroscetticismo cresca, crescono anche le critiche all’euro da parte di chi crede nel progetto europeo. Non penso ci sarà un ritorno alle monete nazionali da parte almeno dei grandi Paesi, ma potrebbe avere delle conseguenze politiche importanti: può rallentare alcuni processi".








All the contents on this site are copyrighted ©.