2014-11-21 14:15:00

Giornata claustrali: dalla contemplazione la capacità di vivere


La Chiesa celebra oggi la giornata “Pro Orantibus” dedicata alle religiose e ai religiosi di vita claustrale. In mattinata, si è aperto all’Antonianum di Roma un Convegno dal titolo “Dalla contemplazione la capacità di vivere”, al quale hanno preso parte anche i vertici della Congregazione per la Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Alessandro De Carolis ha raccolto un commento del segretario del dicastero, l’arcivescovo José Rodriguez Carballo:

“Da un anno, abbiamo pensato che ogni celebrazione della giornata ‘Pro Orantibus’ prenda in considerazione qualche maestro di vita spirituale, qualche contemplativo. L’anno scorso, abbiamo centrato la nostra attenzione sulla contemplazione carmelitana. Quest’anno, l’attenzione è centrata sulla contemplazione francescana. Francesco e Chiara rappresentano due grandi contemplativi nella Chiesa. Chiara nella contemplazione a partire dalla chiusura del chiostro, della vita raccolta e separata dal mondo. Francesco, invece, è il contemplativo per le strade del mondo, un contemplativo itinerante. Così si vede anche la complementarietà di queste due anime”.

Alla sequela del Papa delle “periferie” attraverso il dinamismo della contemplazione. Così una religiosa di clausura presente al Convegno – madre Patrizia Girolami, priora del Monastero cistercense di stretta osservanza a Valserena, in provincia di Pisa – spiega come i ripetuti inviti di Francesco a essere annunciatori del Vangelo nei luoghi più dimenticati siano condivisi da chi fa vita di preghiera nel chiostro. L’intervista è di Alessandro De Carolis:

R. – Io credo che in realtà questo invito ad andare fuori ci riguarda profondamente, anche se magari non andiamo in strada. La vita contemplativa paradossalmente è proprio il luogo di questa apertura universale, che è apertura a ogni uomo, al suo bisogno, perché la vita monastica e contemplativa accoglie la realtà del mondo universale e la porta davanti a Dio. Quindi, in questo senso le parole del Papa ci interpellano profondamente. Ci ricordano questa dimensione universale della vita contemplativa, quindi sono parole preziose anche per noi.

D. – Quindi chiostro e periferia per dirla in sintesi non sono parole antitetiche?

R. – No, non sono affatto parole antitetiche. Anche il chiostro in maniera paradossale è un modo di aprirsi alle periferie perché è un modo di accogliere attraverso la preghiera, in particolare, attraverso l’accoglienza – noi siamo Benedettini, quindi l’accoglienza è anche una parte integrante della nostra vita – è un modo di aprirci alle periferie.

D.  – “Svegliate il mondo” è ciò che Papa Francesco ha detto ai religiosi in uno dei suoi primi incontri con l’universo della vita consacrata. Come sveglia il mondo una comunità monastica?

R. – Una comunità monastica può svegliare il mondo prima di tutto con quella voce silenziosa che è la voce della preghiera. Per esempio, nella nostra vita, come Benedettine, manteniamo la preghiera notturna. Quell’iniziare la giornata alle 3 di notte, nel cuore della notte, è in un certo senso uno svegliare il mondo: uno svegliare il mondo a quella speranza più grande, che è il grande richiamo della nostra vita. E forse questo oggi è la testimonianza particolare, anche profetica della vita contemplativa: essere segno del primato di Dio in un mondo che invece sembra cancellare o voler cancellare le tracce della presenza di Dio. E in questo senso credo che la vita monastica debba dare il suo contributo a svegliare il mondo e lo può dare, come del resto l’ha sempre dato.








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