2014-11-21 12:47:00

La "frontiera" tema del 18.mo Tertio Millennio Film Fest


E’ stato presentato presso il Pontificio Consiglio della Cultura il 18.mo "Tertio Millennio Film Fest", organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo e in programma a Roma dal 9 al 14 dicembre. Il tema scelto quest’anno è “Frontiere. Cercando un’immagine tra due mondi”, ispirato dalle parole e dalle esortazioni di Papa Francesco a superare le divisioni tra i popoli e le religioni. Il servizio di Luca Pellegrini:

Il cinema cerca nuove immagini, attraversando le frontiere. Quelle reali e quelle immateriali e simboliche. Il "Tertio Millennio Film Fest", organizzato in collaborazione con i Pontifici Consigli della Cultura e delle Comunicazioni Sociali, mostra la consapevolezza dell’estrema difficoltà dei tempi presenti e, come ha affermato mons. Carlos Azevedo, Delegato del Dicastero della Cultura, proprio quello della frontiera “è un tema profondamente cristiano, che risuona nella Lettera agli Efesini quando San Paolo scrive che Cristo è la nostra pace…Colui che ha abbattuto il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia”. Sono quindici i film in cartellone scelti da Marina Sanna, in collaborazione con Gianluca Arnone. E don Ivan Maffeis, presidente dell’Ente dello Spettacolo, precisa che la scelta del tema è stata ispirata dal pensiero del Santo Padre:

R. – Abbiamo voluto scegliere il tema della frontiera proprio provocati dalle parole di Papa Francesco, laddove più volte ha esortato ad abitare le frontiere. Noi sappiamo che la frontiera tante volte diventa un confine, diventa un luogo di chiusura, all’interno del quale noi difendiamo noi stessi, le nostre idee, i nostri pregiudizi, il nostro disimpegno. Il Papa ci provoca ad uscire, ad abitare la frontiera, a farla diventare un luogo di incontro. Ecco, le opere che abbiamo messo in rassegna per questa XVII edizione del "Tertio Millennio Film Fest" sono accomunate proprio dal tema della frontiera, la frontiera tante volte appunto come chiusura, la chiusura della dittatura, la chiusura dello sfruttamento, la chiusura della violenza che calpesta anche gli affetti più sacri, quali quelli di una famiglia. Partendo da questa realtà, che purtroppo appartiene all’aria che respiriamo tutti i giorni, vogliamo lasciarci interpellare da quello che il cinema, attraverso queste opere, offre per arrivare a una risposta, una risposta nella linea, appunto, indicata dal Papa.

D. – Talvolta, però, le frontiere si riescono ad attraverso, i mondi entrano in contatto tra di loro, anche mondi diversi… Le persone hanno ancora la capacità di sapersi accogliere?

R. – Viviamo tutti un grande desiderio proprio di questo incontro, di questa accoglienza. Ci rendiamo conto che questa stagione che stiamo vivendo, per tanti aspetti di crisi, sta impoverendo i rapporti, sta impoverendo la nostra speranza, la nostra disponibilità. Però, rimane questa fame, questa sete di incontro, di incontro con l’Assoluto, di incontro con l’altro. Viviamo l’incontro: viviamo di luoghi che, mentre ci provocano a uscire da noi stessi, ci restituiscono ciò che siamo.

D. – Il cinema, in questa stagione – appunto, come lei diceva – di difficoltà, percepisce maggiormente frontiere chiuse o frontiere che si aprono e dei popoli che vengono a conoscersi l’un l’altro in un dialogo costruttivo e di civiltà?

R. – Il cinema per certi versi funziona anche da finestra sul mondo, che ci lascia intuire quello che sta arrivando. Quindi, anche laddove racconta e documenta una realtà pesante, lo fa spesso lasciandoci la porta aperta alla speranza, facendoci capire che non possiamo né rassegnarci né fermarci a quella che è la logica dell’esclusione, la logica appunto della chiusura, del confine. Il cinema e tante di queste opere, a partire proprio dalla prima che inaugurerà il Tertio Millennio, che riguarda proprio la Santa Sede, l’Archivio Vaticano della Santa Sede, ci fa capire che anche laddove sembra che ci sia il mistero, che ci sia la chiusura, in realtà c’è un disegno. Attraverso i corridoi dell’Archivio Segreto Vaticano – per restare nell’esempio – noi siamo portati a scoprire una ricchezza, il valore di una tradizione. Ecco, penso che questo, per certi versi, valga anche per tutte le altre forme dove si è portati a vedere il confine, ma in realtà – attraverso il confine – c’è il volto dell’altro, che ci restituisce a noi stessi.








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