2014-11-21 15:56:00

Movimenti ecclesiali: rinnovare se stessi per rinnovare la Chiesa


“Rinnovare se stessi per rinnovare la Chiesa”: questo il tema della relazione tenuta dal prof. Guzmán M. Carriquiry, a lungo sottosegretario del Pontificio Consiglio per i Laici, che ha aperto i lavori della seconda giornata del Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità iniziato ieri a Roma. Poi altri interventi sul rapporto tra i carismi e le diocesi, sul coraggio e la gioia dell’uscita verso le periferie, sulla collaborazione da incentivare fra tutti per portare maggiori frutti. Il servizio di Adriana Masotti:

Una relazione quella del prof. Carriquiry incentrata sulla novità rappresentata dal Pontificato di Papa Francesco e su che cosa significhi per ciascun movimento e comunità. “Poveri noi, ha detto, se continuassimo a vivere come se nulla fosse accaduto” e a fare come sempre si è fatto. Carriquiry parla di un ‘ora di grazia”, di un dirompente “ effetto Francesco” che descrive “come una scossa di destabilizzazione per aiutare a rompere ciò che c’è di conformismo mondano nella vita cristiana, per andare oltre il “tran-tran” quotidiano, per superare stanchezza e ripetizione, per non accontentarci di ciò che si considera come già acquisito, per evitare che la forza dirompente del carisma diventi schema e istituzione, per superare la ricorrente tentazione di appiattire il dinamismo di un movimento dentro una logica associativa, per non limitare il dispiegarsi della libertà e della corresponsabilità secondo forme cristallizzate”. Da qui il richiamo ad un esame di coscienza per ciascuna delle realtà presenti che porti ad un rinnovamento. Dove puntare? Alla fedeltà al carisma originario, afferma Carriquiry, all’essenziale che è l’incontro con Cristo, al riconoscimento della propria non autosufficienza e quindi al ricorso alla preghiera. Si tratta, dunque, di una conversione pastorale, cioè apertura a una permanente riforma di sé, e di una conversione missionaria. "L’attrazione che suscita il Papa, conclude Carriquiry, ci pone davanti a straordinarie possibilità di evangelizzazione. Questo è il tempo favorevole, tempo propizio per scatenare generosità e creatività. Dobbiamo andare verso le persone, le famiglie, le comunità, i popoli, per comunicare e condividere con tutti il dono dell’incontro con Cristo che ha riempito le nostre vite di 'senso'. Non possiamo rimanere tranquilli, urge, invece, correre in tutte le direzioni per proclamare che il male e la morte non hanno l’ultima parola e che l’amore è più forte.” Sui lavori in corso sentiamo Daniela Sironi, della Comunità di Sant’Egidio presente al Congresso:

R. – Il clima che caratterizza questi giorni è un clima di ascolto, di incontro e di ricerca, perché l’Esortazione apostolica Evangelii gaudium ha aperto effettivamente la strada per uno slancio missionario nuovo e per un nuovo incontro con gli uomini e con le donne di tutti i continenti e su tutte le strade, per tutti i movimenti. Perché noi ci siamo trovati di fronte a un pensiero e a una testimonianza di Papa Francesco, che ha interrogato e ha dato coraggio, da una parte, a tutti noi e, dall’altra, ci ha proposto nuovi orizzonti, più larghi. Vorrei dire che ci ha restituito una vita cristiana libera dalla paura e profondamente fraterna, più sinceramente evangelica e anche che chiede a tutti noi uno sguardo nuovo su noi stessi e sul mondo.

D. – Uno sguardo nuovo su noi stessi e sul mondo: che cosa significa?

R. – Uno sguardo nuovo su noi stessi per capire, da una parte, il valore del carisma che abbiamo ricevuto per la Chiesa e per il mondo, come si è sempre detto ma oggi il mondo ha il significato del mondo globale. E poi uno sguardo rinnovato sul mondo che è ciò che Papa Francesco chiama la rivoluzione della tenerezza: cioè, guardare con compassione alla vita di tutti gli uomini, a tutte le sofferenze e, direi, a tutte le condizioni umane per riuscire a dare il calore e la salvezza che viene da Gesù Risorto e dal suo Vangelo all’uomo di questo tempo, che è cambiato, che cambia. E quindi è il Vangelo che si comunica in un tempo di cambiamento. Siamo in un’epoca che sta preparando il futuro, con grandissime contraddizioni e grandissime sofferenze, ma il futuro è anche una creazione dello Spirito che noi cerchiamo di realizzare essendo docili allo Spirito che nessuno possiede, ma di cui tutti siamo discepoli. Questo essere insieme è qualcosa di particolarmente importante. Nella Chiesa c’è un’armonia, vorrei dire, di differenze, che soltanto lo Spirito può comporre e soltanto l’incontro fraterno fa stare insieme con stima reciproca, ma anche con la fiducia reciproca di vedere i germogli del nuovo nella propria esperienza ma anche nelle esperienze degli altri.”

Paolo Tantaro è il presidente nazionale del movimento “Fede e Luce”, ispirato dal canadese Jean Vanier. Ci dice che cosa rappresenta per lui il Convegno in corso: 

R. – E’ una grazia, essere qui riuniti con tutti i movimenti ecclesiali. E’ una grazia perché ci permette di confrontarci e di crescere in comunione ed è una responsabilità nostra vivere questo dono, il dono dell’unità dei movimenti.

D. – "Fede e Luce" di che cosa si occupa? E quali sono le nuove prospettive che in questo momento si pone davanti?

R.  – Il nostro è un movimento che si rivolge alle famiglie con ragazzi con disabilità mentale. E’ un movimento in cui si vengono a creare davvero dei legami con i ragazzi, con le famiglie. Operiamo nelle parrocchie. Quello che ci auguriamo è che possiamo lavorare ancora meglio all’interno della Chiesa e con le parrocchie stesse nelle diocesi, di essere proprio una stampella delle diocesi e delle parrocchie.

D. – Avete problemi particolari che un tempo non c’erano, difficoltà da affrontare?

R. – Le difficoltà ci sono sempre. Sicuramente oggi è ancora più difficile cercare di rinnovarsi continuamente e mantenere l’entusiasmo. Il nostro movimento è nato a Lourdes più di 40 anni fa e ha mantenuto la vocazione iniziale in cui i ragazzi disabili sono davvero un nuovo vento di evangelizzazione. Perché sono loro che evangelizzano noi, che riescono a darci quella forza, quell’energia per poter comprendere dalle cose semplici il vero cammino che ci porta a Cristo.








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