2014-11-21 11:59:00

Preposito Gesuiti: ospitalità è essenziale per chi fugge da guerra


“L’ospitalità è essenziale per chi cerca asilo dalla guerra”. Così padre Adolfo Nicolás, preposito generale della Compagnia di Gesù, intervenendo ieri all’incontro  “Le frontiere dell’ospitalità”, in occasione del 34.mo anniversario della nascita del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (Jrs). Il servizio di  Elvira Ragosta:

“Se per molti Stati oggi la sicurezza dei confini prevale sulla protezione delle persone, non dobbiamo dimenticare che accogliere è un valore umano”. Ha introdotto così padre Adolfo Nicolás il suo intervento su accoglienza, frontiere e asilo, ricordando che il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati è l’ospitalità del Vangelo in azione. Sono oltre 50 i Paesi in cui, da 34 anni, il Jrs porta avanti progetti di assistenza umana e sanitaria, ai quasi 950.000 rifugiati e richiedenti asilo del Mondo. Tra le aree più difficili c’è sicuramente la Siria, in cui i bambini, il 40% della popolazione, rappresentano anche la metà dei rifugiati. Alla scolarizzazione dei bambini siriani in Libano è dedicato un programma del Servizio dei Gesuiti. Padre Peter Balleis, direttore del JRS internazionale:

R. – Here in Lebanon we try to prepare children in a couple of schools …
In Libano, ci sono scuole, alcune musulmane, altre cristiane, in cui stiamo cercando di preparare i bambini – sono circa 30 mila - con programmi di apprendimento accelerati, perché raggiungano il livello necessario per essere integrati nel sistema libanese. Nonostante i bambini raggiungano il livello previsto, rimane sempre difficile per le scuole libanesi, per diverse ragioni, integrare questi bambini, anche se ho potuto constatare la buona volontà dei presidi. E’ una vera preoccupazione! Probabilmente dovremo cambiare il sistema o il nostro programma: lo scopo finale è che questi bambini devono andare a scuola. Dobbiamo anche fare un grande lavoro perché ci sia una presa di coscienza di questa necessità, affinché le risorse messe a disposizione dai governi siano utilizzate per raggiungere questo scopo, che i bambini vadano a scuola.

All’Europa come terra d’asilo ha fatto appello padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, la sede italiana del Jrs Internazionale:

“La vera sicurezza nasce dall’incontro e dalla conoscenza reciproca e quindi dall’aprire le porte ed essere accoglienti verso i rifugiati, verso i richiedenti asilo. E dalla conoscenza – come diceva anche il padre generale – nascono appunto delle prospettive nuove per tutti”.

Tareq ha 27 anni, è siriano, 2 anni fa è venuto a Milano per lavorare in una casa editrice. Da quando la guerra ha portato tantissimi siriani in Italia, Tareq si è trovato a incontrarli, ascoltare le loro storie, dare loro un sostegno:

“Una volta sono andato alla Stazione Centrale di Milano. C’erano più di duecento siriani tra bambini e donne che dormivano per terra. Arrivavano dalla Sicilia e cercavano di andare verso la Svezia. Da allora mi sono detto: 'Non posso rimanere a casa, accendere il pc e lavorare cinque o sei anni al caldo, dentro casa, mentre queste persone sono al freddo fuori, nella stazione'. Mi sono detto che non potevo continuare, che dovevo uscire , e forse non lavorare ma stare con loro. Mi ricordo che i primi giorni sono andato alla stazione e non ho fatto nulla. Ha mangiato con loro, ho fatto telefonate con loro, ho dormito con loro. Non ho fatto niente! Ma per me andare a casa era una cosa sbagliata”.

E il suo impegno umanitario si è tradotto anche in impegno cinematografico. Tareq, infatti, è uno dei protagonisti di “Io sto con la sposa”, un docu-film vincitore di diversi premi, che racconta la storia di un gruppo di migranti siriani e palestinesi che da Milano cerca di raggiungere la Svezia inscenando un finto matrimonio.








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