2014-11-22 17:14:00

Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica


Questa domenica, in cui la Chiesa celebra la Solennità di Cristo Re dell’Universo, la liturgia ci presenta il Vangelo del Giudizio finale. Il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria: davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Ai salvati dirà:

“Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti:

Già nell’Antico Testamento Dio viene acclamato Signore dell’universo. Questa regalità è trasmessa al Figlio suo, Gesù Cristo, che, a sua volta, la dona agli uomini, chiamati a “con-regnare con Cristo (2Tim 2,12), ad essere “co-intronizzati” con Cristo (Ef 2,6). Oggi la liturgia annuncia la venuta del Figlio, “nella sua gloria”, per il giudizio finale, per prendere con sé gli eletti. In questo giudizio ci sono 3 gruppi di persone, insieme al Signore: i giusti (benedetti), i malvagi (maledetti), e “i fratelli più piccoli” del Signore. Il giudizio si svolge in base a “quello che avete fatto…, o non fatto” ai fratelli più piccoli del Signore. Questo è ciò che rende giusti o ingiusti. Possiamo chiederci: “Chi sono questi fratelli più piccoli”? Quando c’era la cristianità – e un po’ tutti erano cristiani – questi “piccoli” erano identificati con i più poveri e i più bisognosi. Ma per quanto ci possiamo essere abituati, questa è una lettura piuttosto riduttiva. A Pietro che chiede al Signore: “E di noi cosa sarà”?, Gesù risponde: “In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria…, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele” (Mt 19,28). Il giudizio delle nazioni avverrà, allora, in base al comportamento di queste verso i fratelli più piccoli del Signore, i cristiani in primo luogo. Una parola oggi particolarmente attuale, davanti alla rinnovata persecuzione di migliaia di nostri fratelli, ma che pone anche noi una domanda esistenziale molto seria: noi da che parte stiamo?








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