2014-11-22 13:34:00

Tunisia, presidenziali: favorito leader partito laico "Nidaa Tounes"


Elezioni presidenziali domani in Tunisia, le prime a suffragio diretto: 27 i candidati in lizza, ma il favorito è l'ex primo ministro, Beji Caid Essebsi, 87 anni, il cui partito laico "Nidaa Tounes" ha vinto con il 39% le parlamentari dello scorso 26 ottobre, sconfiggendo il partito islamico Ennahda. Si ricandida anche il presidente uscente, Moncef Marzouki, che ha però promesso di lasciare definitivamente la politica nel caso dovesse perdere. Una sorpresa potrebbe poi arrivare dal magnate, Slim Riahi, 42 anni, proprietario della  squadra di calcio "Club Africain", mentre unica e prima donna della storia tunisina a concorrere per la presidenza è il magistrato Kalthoum Kannou. Qual è il peso di questo voto? Cecilia Seppia lo ha chiesto a Bernard Selwan Khoury, direttore di "Cosmonitor" ed esperto dell'area:

R. – Sono delle elezioni estremamente importanti, prima che a livello internazionale soprattutto a livello regionale, perché sono il primo segnale forte in questo senso dopo le cosiddette “primavere arabe”. Sono le prime elezioni a suffragio diretto e ovviamente anche per questo motivo rappresentano una vittoria da un punto di vista politico e democratico per la Tunisia. Ma sono viste anche come una minaccia dei gruppi islamisti al sistema di governo, soprattutto di quelli più oltranzisti. Abbiamo organizzazioni salafite che si rifanno, in qualche modo, anche all’ideologia dello Stato islamico.

D. – Il favorito è l’ex primo ministro, Beji Essebsi, 87 anni, il cui partito laico "Nidaa Tounes" ha vinto le parlamentari dello scorso 26 ottobre. Qual è il suo punto di forza e anche cosa lo distingue dal presidente uscente, Marzouki?

R. – Diciamo che il suo punto di forza sta nella sua dialettica e nel fatto che il suo partito, poche settimane fa, ha ottenuto una vittoria molto importante in questo Paese che, ricordiamolo, è storicamente laico. E per laico, quando parliamo di mondo arabo non dobbiamo fare l’errore di pensare a un Paese in cui non vi sia la religione, ma a un Paese che sa distinguere tra gli affari religiosi e gli affari politici. E il suo punto di forza è appunto la sua dialettica: lui parla di uno Stato laico, ma non cancella la questione religiosa e infatti egli cita diverse volte alcuni passaggi di testi religiosi sacri, in particolare del Corano, nei suoi discorsi. Questo per far capire che se anche è stato parte del vecchio regime – ricordiamo che ha coperto anche la carica di ministro degli Esteri – non significa che egli voglia riproporre quel tipo di regime. Ci sono altri concorrenti: principalmente, l’attuale presidente Marzouki – un uomo d’affari che però ha dei legami con la famiglia Gheddafi e ciò potrebbe giocare a suo sfavore – e una giudice donna, che è l’unica che si presenta alle elezioni. Tuttavia, attualmente possiamo dire che Essebsi è uno dei più favoriti.

D. – Quali sono le sfide che attendono il nuovo presidente?

R. – Come stanno dicendo tutti i candidati presidente, la prima sfida della Tunisia è quella della sicurezza. Sicurezza significa non soltanto portare avanti le campagne militari, soprattutto in aree sensibili del Paese, contro i gruppi estremisti, i gruppi terroristici legati in qualche modo ad Ansar al Sharia, ma la priorità della sicurezza significa anche porre un freno, tramite strumenti culturali e di formazione, al dilagante clima di radicalizzazione e di estremismo che si sta diffondendo nel Paese.

D. – Ennahda ha detto in conferenza stampa che non vuole sostenere alcun candidato e che questa sua decisione è una questione di principio e non uno slogan: è così?

R. – Ennahda ovviamente è in una posizione molto sfavorevole e soprattutto in una posizione di debolezza, che deriva anche dal fatto che la Fratellanza musulmana, da cui appunto trae origine il Partito Ennahda in Tunisia, stia perdendo molta della sua influenza a partire dall’Egitto e anche in gran parte dei Paesi nord-africani. Ciò, ovviamente, sta ridimensionando quello che poteva essere un ruolo politico della Fratellanza musulmana in tutta la regione del Nord Africa dopo la caduta degli ultimi regimi. Anche Ennahada sta risentendo di questa debolezza, come dimostrano anche i risultati delle ultime elezioni.








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