2014-11-22 16:58:00

Strage in Kenya: uccisi 28 civili non musulmani


Nuovo tragico episodio in Kenya, dove è stato rivendicato dal gruppo estremista islamico “al-Shabaab” il drammatico attacco sferrato oggi nel nord del Paese e costato la vita a 28 persone. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Uccisi perché non musulmani. E’ questa la drammatica sorte toccata a 28 civili. Fonti locali hanno riferito che miliziani del gruppo “al-Shabaab” hanno fermato un autobus, con a bordo 60 persone, diretto a Nairobi.  Poi hanno ordinato a tutti i passeggeri di scendere e li hanno costretti a leggere alcuni versi del Corano. Chi non è stato in grado di farlo, è stato ucciso a sangue freddo. La carneficina è avvenuta non lontano dal confine tra Kenya e Somalia. Nei giorni scorsi, la polizia kenyota ha effettuato perquisizioni in alcune moschee di Mombasa, dove erano nascoste armi. L’attacco odierno – precisano i miliziani in un comunicato - è da considerarsi una rappresaglia alle azioni di polizia condotte dalle forze dell’ordine del Kenya nei luoghi di culto. Al Shabaab, gruppo islamista attivo soprattutto in Somalia, ha come obiettivo prioritario quello di istituire la legge islamica.

Al microfono di Cecilia Seppia, il commento di Arduino Paniccia docente di Studi Strategici all'Università di Trieste:

R. – Le modalità di questo attacco sono, per certi versi, assolutamente nuove e molto gravi: ricordano esecuzioni che speravamo di non dover vedere più con la separazione tra musulmani e cristiani. Gli attacchi in Kenya sono stati numerosi, circa 135 negli ultimi tre anni, quindi un’offensiva che Shabaab e la casa madre Al Qaeda stanno compiendo nel Corno d’Africa per riconquistare terreno e forse anche in una fase di grande imitazione dell’Isis e di quello che sta succedendo a ridosso della Siria e dell’Iraq. Le operazioni dell’Unione Africana inoltre hanno scarsi risultati e soprattutto continuano ad essere utilizzati i droni che tuttavia – ormai è abbastanza chiaro – non sembrano avere assolutamente colpito al cuore l’organizzazione terroristica.

D. – Quindi, una sorta di emulazione del "modus operandi" dello Stato islamico. È anche vero che Al Shabaab in questo momento, come Al Qaeda in generale, sta subendo una crisi e quindi sostanzialmente è come se volesse recuperare un’immagine e lo fa con gesti, azioni brutali …

R. – Certamente, c’è una necessità da parte dei seguaci e dei finanziatori di recuperare un’immagine ma, soprattutto, di recuperare territorio. Non a caso, le operazioni si sono estese anche in altri Paesi limitrofi. Comunque, il vero obiettivo è colpire l’esercito e le forze di polizia keniote che hanno partecipato attivamente ai combattimenti in Somalia.

D. – È stato colpito un bus di turisti. L’obiettivo sicuramente di Al Shabaab resta comunque quello di mettere in ginocchio anche l’economia keniota che si regge sul turismo…

R. – Sì, una strategia già seguita in altri Paesi. L’Egitto, tanto per citarne uno, ma anche Paesi della sponda nordafricana. Certamente, come dicevo, il tentativo, sempre nella strategia qaedista, è quello di allargare la zona di operazioni, coinvolgere più Stati, coinvolgere anche Stati che in qualche modo poi dimostrino di avere degli interessi e delle capacità diverse. Quindi, fare entrare in contraddizione la coalizione stessa e questa è una tipica strategia di Al Qaeda, cercando di minare anche le basi economiche.

D. – Con l’espandersi dello Stato islamico, il fronte del terrorismo si è un po’ spaccato e risulta diviso anche al suo interno: è importante spiegare che Al Qaeda e Al Shabaab, che ovviamente appartiene ed è legato ad Al Qaeda, come lo Stato islamico siano frammentati, quindi è difficile anche riconoscerli…

R. – Sì, dobbiamo anche ricordare che una delle conseguenze della globalizzazione è sempre quella di portare una frammentazione alla propria base e quindi persino i terroristi non possono sfuggire a questa regola. Quello che secondo me l’Occidente, la stessa Europa, gli Stati maggiori non fanno è dedicare oggi la dovuta, assoluta attenzione a delle riflessioni che non siano soltanto delle riflessioni tattiche operative sul terreno, cioè correre ai ripari solo quando hanno fatto inginocchiare e hanno ammazzato i cristiani. Bisogna cercare di avere anche azioni preventive e, come dire, una strategia più coesa.








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