2014-11-22 11:03:00

Susanna Tamaro e l'abuso della tecnologia nel libro "Salta, Bart"


Un libro per ragazzi che è anche un monito per gli adulti, il nuovo romanzo di Susanna Tamaro intitolato: “Salta, Bart” edito da Giunti e con le illustrazioni di Adriano Gon. Attraverso la storia di un ragazzino, Bart, e della pollastrella Zoe, la scrittrice ci mette di fronte a noi stessi e al nostro mondo dominato dalla tecnologia, dove ciò che conta sono solo l’efficienza e il denaro. Compiendo un viaggio appassionante e divertente, che culmina nell’incontro col Drago, Signore del regno delle Tenebre, Bart alla fine scoprirà i valori importanti: la bellezza, l’amicizia, l’amore e il rispetto per la natura. Il fantastico e il reale, dunque, nel libro s’intrecciano. Ascoltiamo al microfono di Adriana Masotti, Susanna Tamaro:

R. – Sì, credo che sia molto importante saper mescolare i due livelli – almeno per me – perché la fantasia a me piace molto, ma quando ha un aggancio con la realtà. Il nostro tempo offre tantissimi spunti per questo tipo di riflessione, perché è un tempo di grande complessità, di grandi sfide e anche di cose da cui bisogna in qualche modo difendersi.

D. – E c’è un grande avvertimento, in questo libro: non fatevi prendere la mano, si potrebbe dire, dal cellulare, dal computer… Salvate i rapporti personali...

R. – Certamente. Perché io credo che il grande mito dei nostri tempi sia proprio quello del mondo elettronico, come se questa modernità fosse la nostra felicità. Non è vero. Io penso che l’elettronica ai bambini faccia malissimo e dunque bisogna essere in grado di tutelare i bambini permettendo loro di usare la tecnologia e non di esserne usati. Purtroppo, si crede che dando in mano ai bambini tutti questi oggetti elettronici si farà di lui un uomo del domani. Io credo, invece, che questi oggetti smorzino proprio la creatività e casomai mettono in cantiere gli schiavi del domani.

D. – A questo proposito, nel libro c’è come protagonista un drago che, ferito nella sua personalità, vuole vendicarsi distruggendo qualunque cosa bella e buona esista al mondo. Sembra si stia parlando dei poteri forti che conducono il mondo con un solo obiettivo: il denaro…

R. – Sì, sicuramente è l’immagine che volevo dare perché sono profondamente convinta di questo: che noi stiamo vivendo un’epoca in cui il denaro è il metro di tutte le cose. E questa è una perversione assoluta, perché l’uomo è la misura di tutte le cose, non il denaro. Quasi non ci si rende conto che ormai tutto è valutato solamente secondo il denaro: tutto deve rendere. Certamente, l’economia è importante, ma l’uomo non è fatto per “rendere”. Dunque, tutto il mondo del drago è il mondo di questi poteri che hanno perso di vista l’uomo e ci stanno conducendo verso la distruzione: la distruzione della Terra ma, prima ancora, la distruzione della centralità profonda dell’uomo.

D. – E producono conflitti, guerre…

R. – …e soprattutto anche una gran noia, perché alla fine, il male è noioso, perché è ottuso, è ripetitivo. Il bene è creativo…

D. – Il personaggio, il ragazzino, Bart, incontra Zoe, una gallina, e tra loro nasce una grande amicizia. Emerge una convinzione comune in tanti suoi libri: è l’amore che salva…

R. – Certamente. Bart, essendo un ragazzino moderno possiede anche il "tamagotchi", cioè il pulcino elettronico. Dunque, è abituato ad un mondo di relazione in cui tutto è governato dai pulsanti. Lui salva questa gallina – appunto, salva una vita – e questa vita lo porterà alla sua salvezza, perché darsi all’altro ci porta alla nostra salvezza, naturalmente. Questa gallina, che peraltro è molto simpatica, lo porterà a misurarsi nella sua capacità di dare e di essere un ribelle alle norme cupe dell’efficienza e della rendita.

D. – Giustamente, lei sottolineava anche l’acutezza di questa gallina: nel senso che il libro non è cupo, non è triste, anzi è molto divertente…

R. – Sì, è un libro in cui si ride molto. Devo dire che dal punto di vista creativo è stata veramente un’avventura straordinaria…

D. – Non sono molti gli scrittori di libri per bambini e ragazzi. Ma questo tipo di letteratura paga uno scrittore?

R. – Per me, posso dire che mi paga quasi più che quella per adulti. Perché quando vedo bambini, classi intere che hanno la luce della gioia negli occhi per aver letto queste storie, per avere ricevuto qualcosa anche loro dai miei personaggi, dico: “Bene, il mio compito su questa terra l’ho fatto”.

D. – Ritornando al libro: il suo messaggio ai più piccoli prima, e poi agli adulti…

R. – Il messaggio è: riportiamo la centralità dell’uomo e del rapporto umano nella nostra vita. E dunque, agli adulti dico: bisogna crescere i bambini crescendo con loro, guardando le realtà vere e non le realtà virtuali. E ai bambini: riprendetevi la vostra infanzia, perché i bambini sono dei piccoli soldatini che obbediscono agli ordini, eseguono programmi, appunto, ma non hanno più quell’allegra gioia eversiva che fa parte dell’infanzia.








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