2014-11-22 07:05:00

Terra Santa: la Chiesa sui bimbi palestinesi senza cittadinanza


Molti bambini palestinesi di Gerusalemme Est continuano a non veder riconosciuto il diritto di ottenere un documento di identità o l'attestazione di una residenza permanente. La loro condizione è stata analizzata nel corso di un convegno ospitato lo scorso 19 novembre a Gerusalemme, presso il Pontificio Istituto Notre Dame. La conferenza, intitolata “Infanzia interrotta: Registro dei bambini a Gerusalemme”, è stata organizzata dalla Società Saint Yves, collegata al patriarcato latino di Gerusalemme, con l’Associazione Konrad Adenauer.

A non ricevere documenti di identità e a non veder riconosciuta legalmente la propria residenza - riferisce l'agenzia Fides - sono in particolare i figli di palestinesi in prigione e quelli che appartengono a nuclei familiari separati (che per esempio hanno un genitore residente in Cisgiordania), il cui ricongiungimento trova ostacoli nella legislazione israeliana. Questi bambini non possono frequentare la scuola né godere dei servizi sociali e sanitari, in quanto privi di carta di identità o di passaporto attestanti la propria cittadinanza. Di fatto, per la legge è come se non esistessero.

Mons. Michel Sabbah, patriarca emerito di Gerusalemme dei latini, nel suo intervento al convegno ha sottolineato che “il tema della anagrafe dei bambini è un aspetto di un problema più grande, quello della riunificazione delle famiglie. La famiglia è al centro di tutto ciò, si tratta in un colpo solo di un problema naturale e umano insieme. La famiglia vuol dire un padre, una madre e dei bambini, residenti sotto lo stesso tetto. Ma qui, in questa situazione particolare, la legge israeliana ha posto delle regole che non consentono alla famiglia di vivere sotto lo stesso tetto”.

Come riportato dal sito ufficiale del patriarcato latino, Raffoul Rofa e Haitham Al-Katib, entrambi della Società Saint Yves, hanno esaminato il problema da un punto di vista giuridico. Raffoul Rofa ha spiegato che “nel 1967 Israele ha concesso ai palestinesi residenti a Gerusalemme Est una residenza permanente, ma non la cittadinanza. Questo significa che il Ministro dell’Interno potrebbe annullare questo diritto di residenza quando volesse, cosa che succede, ad esempio, se una persona risiede fuori Gerusalemme per un certo periodo”.








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