2014-11-25 16:14:00

Giornata contro la violenza alle donne: urge cambiamento culturale


La violenza sulle donne è un'epidemia mondiale: lo sottolinea quest’anno la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne istituita per il 25 novembre dall’Onu nel 1999. Uno studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), reso noto nei giorni scorsi a Ginevra, rivela che il 35% delle donne ha subito violenze nell’arco della vita, il 30% entro le mura domestiche. Dunque, una su tre. Molti i danni a livello fisico, mentale e sociale conseguenti alle violenze. Per questo, secondo l’Oms, la violenza sulle donne “è un problema sanitario globale, come un’epidemia”. Il servizio di Adriana Masotti:

Oltre 130 milioni nel mondo le donne sottoposte a mutilazioni genitali, 120 milioni le ragazze costrette a subire abusi sessuali, oltre 700 milioni le spose bambine, mentre lo stupro nei Paesi in conflitto diventa un’arma di guerra sempre più diffusa. Per non parlare degli aborti nei confronti delle bambine messi in atto in alcuni Paesi. Riguardo al femminicidio, lo studio dell’Oms evidenzia come i partner siano responsabili di una quota tra un terzo e la metà di tutti i casi. La regione dove le donne sono più a rischio è il Sudest asiatico. A seguire, ci sono i Paesi ad elevato reddito (41,2%), tra i quali anche l’Italia, poi le Americhe (40,5%) e l’Africa (40,1%).

“C’è ancora molto da fare, afferma Heidi Stockl, autrice dello studio, in particolare per aumentare gli investimenti nella prevenzione e per sostenere le vittime”. Fondamentale l'educazione dei bambini e dei giovani, sostiene Flavia Bustreo, vicedirettore generale per la Famiglia presso l'Organizzazione. "C'è ancora il concetto che la violenza contro le donne sia tollerabile o, peggio, qualcosa di cui ci si possa vantare". E conclude: "Bisogna avere leggi che stabiliscano che la violenza contro le donne è un crimine”. Contro la violenza alle donne anche agli uomini, devono fare la propria parte: serve un "cambio di mentalità”, dice il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon. "Dobbiamo por fine a modi di pensare e tradizioni che incoraggiano o tollerano la violenza", prosegue, ricordando che quella sulle donne è "una disgrazia globale".

In Italia, negli ultimi 12 mesi, le donne uccise sono state 152, nello stesso periodo del 2013 erano stati 165. Fino a due anni fa, quasi la metà degli omicidi avveniva al Nord, dal 2013 il Sud ha visto una crescita, raddoppiate anche le vittime al Centro. Roma è la città con più morti e l’Umbria la regione con il maggiore indice di femminicidi. L'educazione alla parità e al rispetto è fondamentale, ha sottolineato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio indirizzato all'Università di Bologna dove oggi si presenta un seminario del Corso di laurea in Filosofia proprio sulla violenza contro le donne. “Ho avuto più volte occasione di affrontare questo argomento", scrive, "sempre sottolineando quanto cammino il nostro Paese debba ancora compiere per contrastare efficacemente questa drammatica realtà”.

Conferma le parole di Napolitano la ricerca condotta da "WeWorld Intervita Onlus", Associazione impegnata nel contrasto alla violenza sulle donne, da cui emerge un’Italia ferma ai luoghi comuni in relazione ai rapporti tra uomini e donne. Risulta diffusa ancora, anche tra i giovani, la colpevolizzazione della donna nei casi di violenza, quella domestica viene inoltre minimizzata e ridotta a un problema da risolversi in famiglia. Importante, dunque, la richiesta di un cambio di mentalità. Al microfono di Adriana Masotti, Marco Chiesara, presidente di "WeWorld Intervita":

R. – E’ sicuramente una presa di coscienza importante e credo che parta dal presupposto per cui la violenza, in particolare la violenza di genere, è una questione che ha forti radici culturali. Noi siamo andati ad analizzare le radici della violenza attraverso un’indagine condotta con Ipsos, da cui sono emersi dati allarmanti sul percepito degli italiani sulle questioni di genere.

D. –  Una mentalità che penalizza le donne diffusa nel mondo…

R. – Sì, il tema della violenza sulle donne è un tema che non conosce confini. Nel fenomeno della violenza sulle donne, gli uomini giocano il ruolo degli attori, che è un ruolo orribile evidentemente, che dev’essere sconfitto. Quindi, sono soprattutto gli uomini che devono farsi carico del tema della violenza e affrontare il problema e cercare di risolverlo.

D. – Qual è il vostro impegno nel sostegno e nella valorizzazione delle donne nel mondo dove siete presenti?

R. – Noi siamo presenti, ad esempio, in Brasile con interventi contro il turismo sessuale e ancora in Cambogia sosteniamo progetti che hanno come obiettivo quello di contrastare il fenomeno del "trafficking". In Africa, in Benin in particolare, abbiamo avviato un progetto di microcredito per le donne e di sostegno alle famiglie di bambini che sono a rischio di abbandono. Lavoriamo molto anche in Italia attraverso interventi all’interno dei pronto soccorso e con un’intensa attività di ricerca sul fenomeno. Diciamo che i dati che noi abbiamo sono dati da cui si possono ricavare elementi di riflessione importanti. Ad esempio, l’Unicef ha stimato che nel mondo oltre il 30% delle donne si sposa prima di avere compiuto 18 anni, quindi un problema strettamente connesso alla violenza di genere. O ancora: il 70% delle persone che vivono con meno di 2 dollari al giorno è costituito da donne. Quindi, anche qui una violenza di tipo economico che è assolutamente paragonabile alla violenza fisica.

D. – Quindi, lei vuole sottolineare che non c’è solo la violenza fisica contro le donne...?

R. – Sì, una svalutazione e una discriminazione di cui le donne sono vittime in tutto il mondo.








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