2014-11-28 14:36:00

Laki Vingas: il Papa dà grande forza ai cristiani in Turchia


La dimensione ecumenica è al centro del viaggio di Papa Francesco in Turchia: domenica il Pontefice firmerà col Patriarca Bartolomeo una Dichiarazione congiunta a Istanbul. Ascoltiamo in proposito un noto esponente ortodosso del Paese, Laki Vingas, collaboratore del Patriarcato ecumenico e rappresentante delle Fondazioni delle minoranze non musulmane in Turchia. L’intervista è di Francesca Sabatinelli:

R. – Ogni volta che un Pontefice arriva in Turchia, a noi cristiani dà una grande forza. Crediamo molto alla presenza di Sua Santità Papa Francesco e attendiamo messaggi per tutti: messaggi per il futuro, messaggi di fede, messaggi di rispetto della coscienza, di amore e di cammino insieme alla Chiesa ortodossa per un futuro unico. Il nostro Patriarca ecumenico crede molto ad un futuro comune ed io, come figlio di una mamma cattolica  e di un papà ortodosso, l’ho vissuto sempre nella mia vita e sono molto fiero e molto felice, perché ho trovato questa unione delle due grandi Chiese nella mia vita da quando sono nato. Capisco, quindi, molto bene che questa gioia, questa felicità possano viverla tutti.

D. - E attualmente, in Turchia, come vivete questo rapporto tra le varie minoranze?

R. – Stiamo avanzando moltissimo. Sono sei anni che sto rappresentando tutte le minoranze, inclusa la minoranza ebrea turca. Non siamo purtroppo una grande comunità, saremo al massimo centomila persone, in un Paese dove eravamo il 20 per cento della popolazione totale fino al 1925. Abbiamo perso, purtroppo, questa grande forza e grande presenza nell’Anatolia. Cerchiamo al massimo di poter continuare questa grande storia e presenza cristiana tramite un dialogo tra di noi e  quindi collaboriamo molto. Dal 2008 abbiamo per la prima volta questa posizione di un rappresentante ufficiale nello Stato, che ha permesso anche questa apertura e collaborazione tra le minoranze.

D. – Com’è lo Stato dei rapporti tra le minoranze religiose e lo Stato turco?

R. – Quando avete solo centomila persone su 76 milioni è … pochissimo. Ci sono milioni di persone che non hanno conosciuto, non hanno vissuto con le minoranze e questo vuol dire che, a volte, hanno dei tabù. Negli ultimi anni, allora, cerchiamo di essere molto presenti e di fare attività che tocchino anche la vita sociale della Turchia. Cerchiamo di abbattere tutti i muri e così rinforzare la presenza e il dialogo. Con lo Stato stiamo andando molto, molto meglio, abbiamo fatto grandi passi; ce ne mancano ancora, ma il nostro più grande problema attuale è la demografia, che non permette di vedere un grande futuro.

D. – Stiamo vedendo che la situazione dei cristiani in tutta la regione sta drammaticamente peggiorando e adesso nei vostri confini ci sono anche molti cristiani che fuggono dall’Iraq…

R. – E’ quello che stiamo vedendo in Iraq e in Siria. E’ veramente un grande scandalo. Ci sono molte persone, anche cristiani, che arrivano dalla Siria e dall’Iraq, ma purtroppo non vogliono restare in Turchia: cercano un visto per andare in Europa. Non hanno voglia di rimanere qua. Purtroppo per noi, direi, perché potrebbero aiutarci e potrebbero anche loro trovare una comunità dove essere accolti molto bene.








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