2014-12-06 15:42:00

S&P declassa Italia. Vaciago: pesa l'assenza dell'Europa


La valutazione di  Standard & Poor’s riflette la realtà. E’ l’opinione dell’economista Giacomo Vaciago, all’indomani del declassamento dell’Italia da parte dell’agenzia di rating, che pone il Paese quasi al livello di ‘spazzatura’. Il governo incassa il giudizio dettato dal forte aumento del debito, accompagnato da una crescita perennemente debole e da una bassa competitività. Francesca Sabatinelli ha intervistato Giacomo Vaciago:

R. – Chi legge con cura le poche pagine dell’analisi di Standard & Poors, vede che sono abbastanza equilibrate. Nel corso del 2014, l’economia italiana si è rispenta, in gran parte per colpa di shock provenienti dall’estero, come la vicenda russa. Però, essendo l’economia italiana già debole di suo, quando arrivano shock esogeni si torna subito in recessione, perché non si è abbastanza forti. Questo è un problema che per ora il governo non ha risolto. Il governo si sta occupando di leggi delega che consentano, nel 2015, di migliorare la situazione e, se va tutto bene, avremo un grande 2016. Questa strategia non è apprezzata dai mercati, per ora, salvo che dai Btp i cui rendimenti sono crollati, ma lì, il merito è di Draghi.

D. – Ogni declassamento, e anche ogni promozione, delle agenzie di rating fa discutere circa la loro attendibilità. In questo caso?

R. – In questo caso, mi ci riconosco: il governo ha promesso moltissimo, ha iniziato a fare più e meglio di precedenti governi, ma i risultati non arrivano in giornata. I risultati arrivano quando le leggi delega diventano decreti delegati e poi quando vengono attuati. Quindi, chiaramente, questa strategia di Renzi non dà risultati immediati. Le agenzie partono dalla premessa che se noi cambiamo governo ogni anno, questo anno l’abbiamo semplicemente perso. L’Italia, fino a Pasqua 2014, era data in ripresa da tutti, poi abbiamo applicato sanzioni al nostro miglior cliente: la Russia. Noi europei, non solo gli italiani, non siamo riusciti a gestire la crisi ucraina e ci ha fatto del male, moltissimo. E nel corso dell’estate tutta l’Eurozona, a cominciare da Italia e Germania, è andata peggio del previsto. Allora, il risultato è che l’Europa che non c’è soffre ogni volta che ci sono guai fuori dall’Europa, perché i nostri 18 governi non hanno ancora capito che quando c’è un problema comune, devono far squadra e cooperare!

D. – Allora, adesso quali dovrebbero essere le priorità del governo italiano? Mettere mano alle riforme?

R. – Anzitutto, la legalità: processare e mettere in galera i ladri. E poi, che Bruxelles si dia una mossa. Da sola l’Italia non fa niente come ripresa e ritorno alla crescita, è l’Europa che non c’è che quest’anno ha sofferto. Noi, essendo tra i deboli, abbiamo sofferto di più. Attenzione: è l’intera Europa che è un buco, oggi, di non governo. Non si sa più chi governi! I singoli governi nazionali, da soli, non hanno la sovranità di una volta. E se uscissimo dall’euro, non riusciremmo a uscire dall’Europa e l’Ucraina rimarrebbe lì vicina, anche se uscissimo dall’euro. Quindi, i nostri problemi, che ci vengono da fuori, li risolviamo così: in Italia, rispettando le leggi e mettendo in galera i ladri, e a Bruxelles, facendo le politiche espansive che la situazione di disoccupazione drammatica richiede.








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