2014-12-10 13:27:00

Papisca: se tutto diventa diritto prevale legge del più forte


Oggi è la Giornata mondiale dei diritti umani che ricorda l’approvazione della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, il 10 dicembre del 1948. Da allora tanti cambiamenti sono avvenuti. Lo stesso Papa Francesco nel recente discorso al Parlamento europeo ha messo in evidenza che “vi è la tendenza ad una rivendicazione sempre più ampia di diritti individuali” spiegando che al concetto di diritto non sembra più associato quello altrettanto complementare di dovere e di bene comune. Su questo cambiamento, Debora Donnini ha intervistato Antonio Papisca, professore di tutela internazionale dei diritti umani all’Università di Padova:

R. – Sicuramente si manifestano tendenze a esagerare nella rivendicazione dei diritti. Tutto diventa un diritto, in un’ottica di egoismo. Bisogna rimanere al testo della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948. I diritti umani sono necessariamente individuali perché sono della persona, però della persona che è inserita nella comunità, quindi al diritto corrisponde la responsabilità di condividere i diritti con gli altri.

D.  – Perché altrimenti si rischia che prevalga la legge del più forte?

R. – Certo. C’è questo rischio. Ripeto, il senso dei diritti umani come diritti fondamentali, cioè diritti innati, è quello della condivisione, della fraternità, del rispetto degli uni per gli altri. Ora, bisogna stare molto attenti a distinguere quelli che sono i diritti fondamentali della persona da quelli che sono i diritti soggettivi, diritti che il legislatore crea, diversamente dai diritti fondamentali che sono innati alla persona.

D.  – L’aborto, l’eutanasia ma anche il non poter avere diritto ad avere un padre e una madre, opzione sancita nei fatti da alcune legislazioni, sono una forma di passaggio da una concezione dei diritti umani a una concezione di diritto sempre più individuale, sempre più soggettivo?

R.  – Sicuramente significa dare sfogo ad una laicità che non tiene conto del fatto che i diritti umani, quelli autentici, ineriscono naturalmente all’essere umano e che il principale diritto, che è la radice di tutti, è il diritto alla vita.

D. – Con l’affermarsi di questo diritto dell’individuo sempre più soggettivo non si rischia anche di isolare la persona spingendola in un certo senso a consumare sempre di più? Quindi dietro a questo proliferare di diritti non potrebbero esserci anche interessi economici?

R. – Ci sono sicuramente interessi economici ma ci sono anche mode e c’è anche una visione in fondo molto relativistica della dignità umana e di quello che significa la vita della persona umana. Quindi, è importante il tema dell’educazione. Se guardiamo al diritto internazionale dei diritti umani, alle fonti generali di questo diritto, noi vediamo che è data molta importanza al tema dell’educazione, al tema della famiglia, al tema della vita. E quindi è bene insistere su questo riferimento alle fonti generali del diritto internazionale dei diritti umani. Certamente, poi ci sono macro-diritti che sono allo stesso tempo individuali e collettivi come il diritto alla pace. Alle Nazioni Unite si sta discutendo su una dichiarazione, sul riconoscimento del diritto alla pace come diritto fondamentale. Ma anche qui ci sono relativismi. Ci sono Stati che si oppongono dicendo apertamente che se si riconosce la pace come diritto fondamentale della persona e dei popoli, allora gli Stati non possono più fare la guerra e queste sono aberrazioni come la moda di inflazionare i diritti.








All the contents on this site are copyrighted ©.