2014-12-10 12:39:00

Ucraina: in corso tregua Kiev-separatisti, giallo su tenuta


È giallo sulla tenuta della tregua dichiarata martedì scorso nelle regioni orientali dell’Ucraina, teatro di un conflitto che da aprile ha già provocato oltre quattromila morti tra combattenti fedeli a Kiev, miliziani filo russi e civili. Il comando militare ucraino ha denunciato violazioni al cessate-il-fuoco da parte separatista. I miliziani invece parlano di tregua globalmente rispettata. In queste ore, dovrebbe iniziare inoltre il ritiro delle armi pesanti dal fronte, per creare una zona cuscinetto larga 30 chilometri. Quella delle ultime ore è la seconda tregua siglata per la crisi in Ucraina, dopo quella concordata il 5 settembre scorso nella capitale bielorussa, Minsk. Giada Aquilino ne ha parlato con Danilo Elia, giornalista dell’Osservatorio Balcani e Caucaso:

R. – Questa tregua è stata siglata a un livello diverso da quella degli accordi di Minsk: è un accordo fra comandanti militari delle due parti che si combattono. Quindi, c’è da capire che piega prenderà.

D. – Perché la prima tregua, quella firmata a Minsk in settembre, non ha di fatto messo fine alle ostilità?

R. – La tregua degli accordi Minsk, che ha un livello politico e quindi un livello diverso da quello attuale, in realtà ha tenuto per un certo tempo e anche per una certa misura. La linea di confine tra le due forze in campo non è cambiata dall’entrata in vigore degli accordi di Minsk. Si è continuato a combattere lungo questa linea, ma senza variazioni dei due territori, del territorio occupato dai separatisti e di quello riconquistato dal governo ucraino. Non tiene purtroppo sul fronte dei combattimenti puri e delle vittime.

D. – Nelle prossime ore, dovrebbero tenersi i negoziati tra Kiev e i separatisti filorussi per discutere una tregua più duratura. Da dove partire?

R. – Ci sono dei fattori che stanno entrando in campo. Uno, preesistente, è quello letteralmente economico per Kiev: questa guerra sta diventando sempre più insostenibile. C’è anche un altro fatto, che è quello dell’inverno, in realtà già arrivato in quelle regioni: le temperature scendono, ci sono forti nevicate, le truppe ucraine non sono equipaggiate a dovere per affrontare queste temperature così basse. Tali fattori rendono molto critica la situazione di chi combatte sul campo. E’ probabile che la volontà da parte del governo di Kiev sia più forte, più determinata nel cedere magari qualcosa alle autorità separatiste.

D. – A proposito di inverno: dopo una prima "tranche" di pagamenti ucraini per il gas, la Gazprom ha ripreso le forniture a Kiev. Che segnali sono?

R. – Nonostante il gas, lungo tutto lo svolgimento di questa crisi, sia il grande spauracchio anche per noi europei, quello che abbiamo visto finora è che, nonostante la battaglia dei prezzi e la guerra che si combatte sul campo, il flusso non si è mai interrotto. Forse, da questo punto di vista, il business è più forte degli interessi in campo, degli interessi dei belligeranti. Quando noi abbiamo ricevuto notizie del riscaldamento che non funzionava in alcune regioni dell’Ucraina, era dovuto non al grande flusso in transito sul territorio ucraino del gas dalla Russia verso l’Ucraina e verso l’Europa, ma a problemi locali, legati ai gasdotti locali, legati alla fornitura che diventa difficile per le infrastrutture danneggiate, per la guerra in corso… Da questo punto di vista si può, vorrei dire, ben sperare per il futuro.

D. – Il premier russo, Medvedev, parlando della crisi ucraina ha detto che le sanzioni danneggiano non solo la Russia, ma anche i Paesi che le impongono. Che messaggio è?

R. – Questa è la linea che la Russia sta tenendo sin dall’inizio dell’entrata in vigore delle prime sanzioni. Queste sanzioni stanno danneggiando l’economia russa, non c’è dubbio, anche in concomitanza con i fattori economici del crollo del prezzo del petrolio e della caduta del rublo. Indubbiamente, danneggiano in parte anche i Paesi partner commerciali della Russia.








All the contents on this site are copyrighted ©.