2014-12-12 15:05:00

Card. Vallini: non dimenticare parole del Papa a Strasburgo


La riflessione sull’identità europea, sull’invecchiamento del continente e sulla solitudine che lo caratterizza, la promozione dei diritti umani e il tema delle migrazioni. Sono stati questi i punti chiave del discorso pronunciato il 25 novembre scorso da Papa Francesco al Parlamento Europeo, al centro dell’incontro che si è svolto giovedì sera nell’Aula della Conciliazione del Palazzo apostolico Lateranense. La serata è stata promossa dalla diocesi di Roma. Il servizio di Marina Tomarro:

Mettere al centro la dignità della persona umana, prima dell’economia, perché solo ripartendo da questo punto sarà possibile dare una nuova speranza all’Europa. Sono parole di incoraggiamento ma anche esortazione quelle che Papa Francesco ha pronunciato al Parlamento Europeo nella sua recente visita. Il cardinale vicario della diocesi di Roma, Agostino Vallini:

“La vera dignità non sta nell’uomo-individuo, proprio perché la fonte originaria viene da Dio. E’ chiaro che avendo posto questo fondamento, poi può declinare come ha fatto in maniera molto bella e molto stimolante, su diversi temi applicativi. Ridurre gli aspetti della realtà europea alle questioni, secondo me significa impoverire. Il discorso del Papa a Strasburgo è stato un discorso che invece invita a questa riflessione più profonda, ad andare alle radici delle questioni dell’uomo. E questo è molto positivo. Quindi, ci auguriamo che l’eco che questo discorso ha avuto non passi inosservato e non si bruci nella velocità della cronaca”.

Papa Francesco nel suo discorso ai parlamentari ha ricordato che affermare la dignità della persona vuol dire prendersi cura del prossimo, contrastando quindi quell’individualismo che spesso prevale nella società attuale. Ancora il cardinale Vallini:

“Il problema vero, oggi, è una crisi di relazioni che affonda le sue radici in una crisi spirituale. Il cammino spirituale serio, solido, dà forza, porta gioia, fiducia, coraggio e anche impegno nelle relazioni. Quindi, il modo di superare l’individualismo è crescere nella vita cristiana”.

E la profonda crisi che ha attraversato l’Europa è stata soprattutto una crisi morale e politica, ma per uscirne definitivamente c’è bisogno dell’impegno di tutti. Leonardo Becchetti, docente presso l’Università di Tor Vergata:

“Il Papa ha parlato in una situazione storica molto particolare, di crisi dell’Europa, l’Europa in mezzo al guado: ha fatto un passo avanti, che è quello dell’integrazione economica, ma non ha fatto quello dell’integrazione politica e se resta in mezzo al guado rischia di perdere tutto. Non ci sono problemi tecnici insormontabili, ma solo problemi politici. O si fa quel salto di qualità nel mettere assieme le proprie risorse e riconoscere anche la miseria che verrebbe dal restare soli, oppure si rischia di perdere tutto”.

Per far crescere l’Europa è fondamentale anche il contributo di tutti i cittadini. Ancora Leonardo Becchetti:

“Il Papa parla molto chiaramente e molto lucidamente di una sfida per la democrazia, che rischia di essere messa in crisi da poteri economici e finanziari che sono diventati troppo grandi e che rischiano anche di essere ostaggio di imperi oscuri. E questo vuol dire proprio che dobbiamo avere un passo in avanti di cittadinanza attiva. Se c’è più cittadinanza attiva, più voto con il portafoglio e più cittadini che partecipano e che votano nel momento in cui scelgono le imprese, i loro consumi e i loro risparmi, allora quest’azione dei cittadini può ridare fiato e slancio alle istituzioni e può ridare anche una maggiore dignità al mercato”.

Ma in che modo le istituzioni europee potrebbero mettere in pratica le esortazioni di Papa Francesco? Maria Chiara Malaguti, dell’Università Cattolica Sacro Cuore:

“Purtroppo, gli interessi nazionali hanno bloccato tutto: la burocrazia, il numero… Però, in passato c’erano veramente dei fortissimi ideali. Io ho lavorato alla Corte di Giustizia a Lussemburgo e avevamo fatto una riunione con dei vecchissimi referendari e uno che era lì proprio dall’inizio, disse: ‘Io, lussemburghese, non avrei mai creduto di dare la mano ad un tedesco’, perché uscivano dalla guerra. Allora, lavoravano nell’istituzione, assieme, e hanno fatto la storia dell’Europa, dei loro figli e dei loro nipoti, insieme. Questi valori ci sono, in Europa; è che adesso, purtroppo, li abbiamo molto diluiti nel numero”.








All the contents on this site are copyrighted ©.