2014-12-12 14:45:00

Ucraina, regge la tregua. Mosca: possibile presto la pace


È iniziata una nuova tregua nel sudest dell’Ucraina, questa volta sembra con prospettive decisamente migliori rispetto agli accordi di settembre. “C’è l'opportunità di arrivare alla pace”, afferma il Cremlino e anche il presidente ucraino, Poroshenko, parla di “reale cessate il fuoco”, dopo sette mesi di conflitto e più di 4.300 vittime. Ma tutto sembra molto fragile, infatti due feriti si registrano stamane nei territori filorussi, da dove i separatisti sostengono di aver ritirato le armi pesanti. Dunque, effettivamente la situazione si va stabilizzando? E per quali ragioni? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Serena Giusti ricercatrice esperta dell'Est Europa all’Università Sant’Anna di Pisa e all'Ispi:

R. - Forse, più che di una stabilizzazione possiamo parlare di un maggior accordo politico sulla cessazione delle tensioni. È una tregua che in ogni momento, a mio avviso, può nuovamente degenerare se la Russia ritenesse che poi i suoi interessi non sono rispettati.

D. – Quanto c’è di economico dietro l’accordo politico?

R. – L’economia è la chiave di tutto, sia dal punto di vista dell’Ucraina che dal punto vista della Russia e della stessa Unione Europea. Le sanzioni stanno avendo un effetto economico rilevante nell’economia russa, che già era in declino. A questo si aggiunga il ribasso del prezzo del petrolio e delle forniture del gas. Per quanto riguarda l’Ucraina, è a rischio "default": si prevede infatti che il prossimo anno si abbia una contrazione del Pil del 7%. Infine, le sanzioni stanno danneggiando parte dell'Unione Europea, l’Italia, la Germania, la Francia. Quindi, c’è un interesse comune nel trovare una soluzione per quanto riguarda questa parte dell’Ucraina.

D. – Risulta dunque che affossare l’economia russa è una perdita per tutti o per tanti?

R. – È una perdita intanto economica, ma ci sono delle ripercussioni anche politiche che non bisogna sottostimare, nel senso che un collasso del regime di Putin in questo momento sarebbe un disastro per tutti. Tanto più che in Russia non c’è una vera opposizione costruita, identificata in un partito politico che possa essere un’alternativa a Putin. Si potrebbe pensare veramente quindi in questo momento a una frammentazione e disgregazione del Paese e soprattutto a una ripresa anche di forze islamiche da non sottovalutare.

D. – Comunque, sta di fatto che tutta la zona del sudest non ha trovato ancora un assetto politico istituzionale...

R. – No, ci sono ancora conflitti che la Russia può continuare a fomentare in un'area "grigia" che consente a Mosca di esercitare una certa influenza.

D. – Sembra comunque che il fronte ucraino si confermi dopo tutti questi mesi di tensione un fronte, per più di un motivo, "globale"…

R. – Sì, dall’Ucraina è ripartita una certa tensione tra gli Stati Uniti e la Russia. Poi, bisogna sempre distinguere tra retorica, linguaggio politico e real politik, in quanto i toni sono molto alti. Molti analisti parlano di “guerra fredda”. In realtà, c’è anche da parte dello stesso Putin un giocare questo nuovo bipolarismo per acquisire maggior consenso interno, che invece è in declino. Comunque sì, l’Ucraina ha riaperto vari fronti, vari conflitti, riproponendo soprattutto una tensione Unione Europea-Russia e Russia-Stati Uniti.








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