2014-12-14 10:40:00

Roma e i suoi poveri in un libro di Anca Martinas


Raccontare le persone “periferiche” di Roma, i mendicanti che sfuggono allo sguardo di una città sempre più frenetica. E’ quanto si propone il libro “Roma era anche tua”, scritto da Anca Martinas, collega del programma rumeno della Radio Vaticana. La prefazione del volume pubblicato dalla Tau Editrice è di mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migantes alla quale saranno devoluti i fondi ricavati dalle vendite del libro. Alessandro Gisotti ha chiesto ad Anca Martinas di raccontare come è nato questo libro e qual è il suo messaggio:

R. - L'idea del libro spunta dall'incontro di due desideri: da una parte la mia intrinseca e forte necessità di raccontare, per condividere con qualcuno la mia Roma, ossia certi aspetti che nel tempo si sono conquistati un primissimo piano nella mia mente e nel mio cuore e, dall’altra parte, il desiderio non avverato di vedere Roma del destinatario dei 25 racconti che compongono il libro.

D. - Leggendo questo libro, incontrando questi poveri, questi mendicanti, spesso legati quasi simbioticamente ad un monumento di Roma, sembrano anche tornare alle orecchie le parole di Papa Francesco su questa esigenza di andare incontro ai poveri e di farsi in qualche modo educare, evangelizzare da loro…

R. - Prendendo spunto dai numerosi richiami di Papa Francesco, direi che la grande lezione che ci insegnano i poveri è innanzitutto l’affidamento totale alla Provvidenza di Dio e il fatto di aver bisogno l’uno dell’altro nelle nostre città e nel nostro mondo creato per essere condiviso nel rispetto e nella conoscenza reciproca. 

D. - In questo libro, pagina dopo pagina, s’incontrano tante persone che chiameremmo quasi degli “invisibili” per il cittadino normale, comune, di Roma. Invece, all’occhio di una “romena di Roma” queste persone acquisiscono un valore importante?

R. - Infatti, “Roma era anche tua” è il libro di una romena-romana irrimediabilmente innamorata di Roma che, a un certo punto, sposta lo sguardo dalla scenografia di questa unica città verso alcune persone che non sono protagoniste nel paesaggio romano, bensì semplici comparse che il più delle volte passano inosservate, che sono spesso ignorate, come se fossero invisibili, eppure incontrarle è stato non bello, ma di più. Quando li conosci, ti rendi conto che sono portatori di veri momenti di grazia, di quegli attimi che ti spingono a pensare al Paradiso, come la nostra destinazione ultima. Porto l’esempio del ballerino di Porta Portese che, dopo una mattinata di estenuanti esibizioni di ballo e dopo essere stato deriso dai passanti, regala l’unico euro guadagnato ad un altro, molto meno fortunato di lui, perché senza gambe, o quello di Giulietta, una donna etiope, in cerca di un lavoro da sette anni, che – alla mia domanda su come riesce a sopravvivere – mi ha guardato meravigliata della mia domanda, visto che eravamo davanti a un crocifisso di una chiesa. Mi ha risposto indicandomi Gesù sulla Croce, dicendo: “E’ lui che mi aiuta. E’ l’unico mio sostegno”, mi ha risposto. Ecco, il mio piccolo libro racconta questi incontri che reputo veri momenti di grazia.








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