2014-12-15 12:41:00

Roma candidata a Olimpiadi 2024. Lusek: occasione rilancio etico


L’Italia si candida alle Olimpiadi del 2024. Lo ha annunciato il premier Matteo Renzi spiegando che il progetto è incentrato su Roma. “Poi spetterà al Coni – ha aggiunto Renzi indicando Firenze, Napoli e la Sardegna - allargare la proposta ad altre città, come stabilito dal Comitato olimpico internazionale”. Su questa candidatura, Amedeo Lomonaco ha intervistato don Mario Lusek, responsabile dell'Ufficio per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Conferenza episcopale italiana:

R. – Sicuramente creerà di nuovo qualche polemica, ma cerchiamo di guardare oltre. Questa candidatura potrebbe essere l’occasione anche di un modo diverso di proporre e poi di gestire l’evento olimpico che, eventualmente, verrà assegnato. In tempo di crisi, in tempo anche di ristrettezze economiche, bisogna valorizzare già l’esistente, che è già molto e di cui l’Italia è ricca, e soprattutto bisogna proporre un modello diverso di accoglienza olimpica e di gestione anche dell’evento olimpico. Quindi, potrebbe essere anche una risorsa di entusiasmo, di passione, di impegno, anche per rimettere in moto una situazione di lavoro che è molto precaria. E potrebbe essere anche questa l’occasione di stimolarci a fare di più e ad impegnarci di più. E’ una sfida. Come l’evento olimpico è una sfida sportiva, può essere anche paradigma e metafora della sfida che tutti noi siamo chiamati a compiere ogni giorno per dare il meglio e per raggiungere obiettivi che, in questo momento, sembrano irraggiungibili.

D. – Dunque una sfida che richiede grande impegno, grande lavoro, in una città al centro, in questi giorni, però, di notizie davvero inquietanti che riguardano proprio un sodalizio criminale che si è radicato nella capitale …

R.  – Siccome lo sport può diventare anche un motore di sviluppo anche a livello etico, anche a livello di scelte politiche e di comportamenti sia da parte dell’amministrazione pubblica sia da parte dei cittadini, potrebbe essere - e sicuramente lo sarà - un’occasione per riconsiderare e ripensare uno sport dal volto umano. Uno sport che metta al centro la persona e non il mercato e non gli interessi di parte e tantomeno gli interessi di alcune lobby.

D. – Come la Chiesa guarda a questo evento che può ripetere un’altra pagina storica, quella dell’Olimpiadi del 1960…

R. - Noi guardiamo con simpatia a questo perché già il Comitato olimpico nazionale ha molta attenzione per il mondo della Chiesa. Io, come direttore dell’Ufficio Cei, ho la fortuna di fare anche il cappellano olimpico e di aver vissuto già diverse esperienze olimpiche. Vedo che c’è un’attenzione verso il mondo della Chiesa e lo sport è di casa dentro la Chiesa. Quindi noi potremo dire molto e fare molto dal punto di vista etico, dal punto di vista di una presenza che non è invadenza, che non è invasione di campo. Ma è vicinanza, prossimità, attenzione e soprattutto anche aiuto a dare questo volto umano allo sport.








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