2014-12-16 16:31:00

FederAnziani: manca la presa in carico dei malati cronici


Cresce la spesa sanitaria in Italia malgrado risparmi e tagli della spending review. Lo rivela il Compendio SIC-Sanità in Cifre 2013, lo studio annuale di Federanziani presentato oggi al Ministero della Salute a Roma. Il ministro della Salute, Lorenzin invia un messaggio di saluto. Il servizio di Adriana Masotti:

Nonostante i tentativi dello Stato e delle Regioni di contenere la spesa pubblica, quella relativa alla sanità è sempre in crescita e arriva, nel 2012, a 113 miliardi di euro. Calcolando la spesa dal 2002 al 2012 l’aumento è pari al 43%. Insufficiente al risparmio la riduzione dell'attività ospedaliera, caratterizzata nel 2012 da una netta diminuzione del volume di ricoveri e di giornate di degenza erogate rispetto al 2010, e la riduzione dei posti letto a partire dal 1 gennaio 2012. Gli italiani intanto invecchiano sempre di più, la proporzione di over 65 passa da 20,2 per cento del 2010 a 21,4 del 2014, e aumentano i malati cronici costretti a sostenere di tasca propria le cure con ticket aumentati del 10% negli ultimi 3 anni. Per Roberto Messina, presidente di FederAnziani, aspetti critici del Servizio Sanitario Nazionale sono la mancanza di assistenza territoriale e la scarsa gestione delle cronicità, confermata dallo stesso ministro della Salute, Beatrice Lorenzin che nel suo messaggio alla FederAnziani scrive: "La politica sanitaria si deve muovere nella direzione di un'assistenza continuativa che, basandosi su un'adeguata integrazione tra componenti ospedaliere e territoriali, assicuri la continuità dei servizi per gli anziani". Ma sentiamo lo stesso Messina:

R. – Sì, purtroppo si riscontra sempre di più nei soggetti over 65, che sono affetti da patologie croniche, una reale non presenza del servizio sanitario in questo caso regionale accanto ai cittadini, che sono sempre costretti a lunghe attese, a dovere sostenere una serie di costi per effettuare esami di routine per tenere a bada la loro cronicità. Ancora oggi in Italia, infatti, non esiste una presa in carico del cittadino cronico. Questo cittadino cronico dovrebbe essere preso in carico dai medici di medicina generale, dotati di apparecchiature che possano prontamente effettuare indagini diagnostiche di primo livello, quindi generaliste - come l’elettrocardiogramma, la spirometria, un doppler, un ecodoppler, la rilevazione della emoglobina glicata per i diabetici … - e questo permetterebbe innanzitutto una presa in carico del paziente, un aumento della aderenza alla terapia, un grande risparmio di diversi miliardi di euro dei costi del servizio sanitario nazionale, e soprattutto una grande quantità di costi sociali che affrontano i cittadini.

D. – La riduzione dei posto letto, la riduzione del tempo dei giorni del ricovero soprattutto nel caso dei più anziani, quanto ha inciso sulla popolazione?

R. – Noi in Italia abbiamo chiuso diverse migliaia di posti letto e non  a caso le quantità in valore assoluto delle giornate di degenza è sceso. Questo per permettere ai conti di restare in asse. Questo significa però che ci ritroviamo anziani che vengono dimessi non ancora perfettamente ripresi. E’ un po’ la stessa cosa anche nell’ambito dei farmaci, è lo stesso determinato ragionamento. Oggi molti farmaci costano di base molto poco; a questi farmaci che devono essere assunti da cittadini che hanno patologie croniche sono stati applicati ticket che costano di più del farmaco stesso. Non a caso la spesa farmaceutica privata è aumentata perché il cittadino preferisce pagarsi i farmaci che non utilizzare la ricetta rosa dello Stato. E’ completamente un contro senso. Le Regioni dicono che hanno tenuto in asse i conti, ma omettono di dire che hanno aumentato tutto le addizionali possibili Irpef e questo vuol dire ancora una volta che i cittadini di fronte alla inefficienza delle Regioni sono costretti a ripianare i conti sborsando nuove tasse con l’addizionale Irpef.

D. - Se avesse potuto parlare oggi con il ministro Lorenzin, che cosa gli avrebbe chiesto?

R. – Gli avrei chiesto semplicemente che per uscire da questo momento complesso del servizio sanitario occorre ritrovare una centralità dello Stato, occorre che il ministero abbia più poteri rispetto alle Regioni, occorre avere un’ AIFA unica in Italia e non avere 21 sistemi sanitari diversi, uno per ogni regione. Questo non è ammissibile in una nazione in cui la Carta costituzionale dice che la nazione Italia è una e indivisibile.








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