2014-12-18 20:21:00

Giornata del Migrante: irregolari prime vittime della crisi


Per iniziativa dell’ONU si celebra oggi la Giornata internazionale del Migrante che ricorda il dovere di rispettare i diritti di chi è costretto a lasciare il proprio paese. Oltre 200 milioni di persone nel mondo vivono fuori dal Paese in cui sono nate. Di queste, quasi 10 milioni sono richiedenti asilo e rifugiati. In Italia sono gli immigrati irregolari a subire maggiormente la crisi con un drammatico calo dell’occupazione e un aumento della marginalità. Un dato che emerge da un’ inchiesta dell’associazione Naga. Sentiamo il presidente, Luca Cusani al microfono di Adriana Masotti:

R. - Sì, direi che questo è il dato più forte, un  dato che segna una fortissima inversione di tendenza  rispetto al nostro ultimo rapporto che invece era datato 2009. Per cui queste persone che sono sempre le stesse dal punto di vista dell’istruzione, del genere, della permanenza in Italia, dal punto di vista della loro condizione lavorativa hanno, in moltissimi, casi perso il lavoro, oppure si ritrovano in condizioni lavorative molto instabili, saltuarie e, collegato a questo, in molti casi, sono anche scivolati nell’indigenza e quindi anche in condizioni abitative molto precarie o addirittura senza fissa dimora.

D. - Stiamo parlando di immigrati irregolari. Ma questo è un dato che sembra in contraddizione con la loro  lunga permanenza sul territorio italiano. Come mai questa irregolarità che perdura?

R. - L’irregolarità perdura perché per la legge attuale sull’immigrazione, in realtà è praticamente impossibile per una persona che sia in uno stato di irregolarità regolarizzarsi, perché se non subentrano delle sanatorie, che sono comunque dei casi isolati - poi non tutte le persone che sono irregolari riescono ad accedere alle sanatorie - una persona è destinata a rimanere irregolare sul territorio italiano in quanto non riesce in alcun modo a regolarizzarsi. Sappiamo che per regolarizzarsi bisogna essere fuori dal territorio italiano e essere chiamati da un datore di lavoro, rientrare nel decreto flussi … Insomma, è un canale molto stretto attraverso cui non possono passare tutte le persone che invece sono presenti sul territorio. Quindi purtroppo, molte di queste persone permangono nell’irregolarità per lungo tempo o entrano nell’irregolarità avendo perso, ad esempio, il contratto di lavoro e quindi essendo decaduto il loro permesso di soggiorno. Questo è un altro grossissimo problema che noi stiamo rilevando.

D. - Qual è la percentuale degli immigrati irregolari che decide di lasciare l’Italia e tornare nel proprio Paese o andare da qualche altra parte perché senza lavoro?

R. - Noi non abbiamo una percentuale di quante persone decidono di lasciare l’Italia. In realtà abbiamo raccolto delle testimonianze e la tendenza che ci sembra emergere in modo più netto è il fatto che queste persone hanno comunque intrapreso ormai dei percorsi di vita, magari anche con dei figli che vanno a scuola qui in Italia, ecc... e che quindi fanno molta fatica a tornare nel proprio Paese d’origine. Quindi rimangono un po’ incastrati in questa sorta di limbo esistenziale - un po’ anche di sopravvivenza - o non hanno addirittura i mezzi per tornare. E' il caso ad esempio di Isabel del Salvador, 34 anni, diploma di scuola media superiore, in Italia da 2005, raggiunta poi dal marito e dalla figlia ora quattordicenne, che dice: “Sono venuta via dal Salvador per la grande delinquenza, per il rischio quotidiano nel vivere, non per motivi economici. Ero impiegata in banca e guadagnavo a sufficienza. Qui fino al 2011 ho fatto la colf, e da due anni non trovo più lavoro; mio marito lavora saltuariamente in nero. Non so cosa faremo.” Questo è un po’ il segno delle testimonianze che abbiamo raccolto. C’è un grande disorientamento e una grande incertezza. 

D. - Cosa chiedete al governo per far fronte a questa  situazione?

R. - Come Naga sono anni che diciamo che la legislazione vigente è assolutamente inadeguata perché appunto crea in realtà una irregolarità che non è più possibile regolarizzare; gli ingressi diventano irregolari molto velocemente. Insomma riteniamo che sarebbe utile legare il permesso di soggiorno alla ricerca del lavoro, non soltanto alla presenza di un contratto di lavoro, e inoltre dare delle possibilità - una volta che una persona è presente sul territorio qualora avesse perso questo contratto di lavoro ma è presente da tanti anni in Italia -  di regolarizzarsi e comunque di avere delle  tutele sociali, dei diritti ad iniziare da quello alla salute.








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