Le milizie dello Stato islamico (Is) hanno ucciso e gettato in una fossa comune nel villaggio di Kashkiya, nell'est della Siria, i corpi di oltre 230 persone "la maggior parte dei quali civili". È quanto riferiscono gli attivisti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, gruppo con base in Gran Bretagna, secondo cui le vittime sarebbero membri di una tribù che ha combattuto la scorsa estate contro il movimento jihadista nella provincia di Deir al-Zour. La fossa comune - riferisce l'agenzia AsiaNews - è stata scoperta dopo che i vertici del sedicente Stato Islamico hanno concesso ai membri rimanenti della tribù Sheitat di fare rientro nelle loro case. Una concessione annunciata dal leader Abu Bakr al-Baghdadi, a condizione di una resa totale e con la minaccia di uccidere eventuali "traditori".
La carneficina in una zona strategica
Il mese scorso le Nazioni Unite avevano rilanciato
alcuni rapporti provenienti da fonti interne al Paese, che parlavano di massacri avvenuti
lo scorso mese di agosto nella zona. Per gli esperti la carneficina è frutto della
rappresaglia messa in atto dai jihadisti contro quanti opponevano resistenza nella
zona; l'area per i terroristi riveste un'importanza strategica, per il controllo delle
fonti petrolifere attorno alla cittadina di Mohassan.
Un sopravvissuto ha raccontato gli orrori perpetrati dalle milizie islamiste, che hanno "appeso numerosi cadaveri ai muri, mentre io e la mia famiglia cercavamo con tutti i mezzi di scappare". A riprova delle violenze jihadiste vi sono anche diversi video pubblicati in rete, in cui emergono le decapitazioni di massa compiute ai danni dei membri della tribù Sheitat.
Video raccapriccianti
Nelle immagini si vedono alcuni combattenti deridere
le vittime, prima di ucciderle nel contesto di esecuzioni sommarie; in alcuni casi
i terroristi avrebbero prelevato persone ferite dai letti di ospedale, per poi decapitarle.
Le uccisioni di massa sarebbero una risposta all'interruzione dei negoziati fra i
due fronti, per il rifiuto opposto dai capi e dagli anziani della tribù di fornire
il loro sostegno ai miliziani. Il ritrovamento
di ieri porta a 900 il numero dei membri della tribù Sheitat uccisi nel corso dell'estate.
Almeno 200mila le vittime del conflitto
Dall'inizio della rivolta contro il Presidente siriano
Bashar al Assad, nel 2011, oltre 3,2 milioni di persone hanno abbandonato la Siria
e altri 7,6 milioni sono sfollati interni. Almeno 200mila le vittime del conflitto,
molte delle quali civili. Proprio nel contesto del conflitto siriano è emerso per
la prima volta, nella primavera del 2013, in tutta la sua violenza e brutalità il
sedicente Stato islamico; da quel momento ha iniziato una rapida avanzata nei territori
della regione, strappando ampie porzioni di territorio a Damasco e Baghdad e imponendo
un vero e proprio regno del terrore. (R.P.)
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