2014-12-19 13:56:00

Ue: ok a piano Juncker per investimenti strategici


Nella tarda serata di ieri è arrivato il via libera da parte dei capi di Stato dell’Ue, riuniti a Bruxelles, al piano Juncker che istituisce un nuovo fondo per gli investimenti strategici (Efsi) allo scopo di mobilitare 315 miliardi di Euro nel 2015-2017. I contributi destinati al fondo, che sarà attivo da giugno, non saranno conteggiati nel calcolo sullo sforamento del patto di stabilità. Soddisfazione è stata espressa dalla presidenza di turno italiana e dal presidente della Bce, Mario Draghi. Il servizio di Marco Guerra:

Incassato il via libera dei capi di Stato e di governo dell’Ue ora il Fondo Europeo per gli investimenti strategici (Efsi), fortemente voluto dal presidente della Commissione europea Juncker, dovrà trovare le cancellerie disposte nutrirlo con ingenti risorse. Lo strumento, che sarà attivo da giugno, mira a mobilitare 315 miliardi di Euro in tre anni. Al momento nessun governo si è già impegnato perché tutti vogliono prima vedere i dettagli del piano e i progetti che saranno finanziati e che la Commissione presenterà a gennaio. Soddisfatti la presidenza di turno italiana, con Renzi che parla di un semestre che “lascia in eredità la crescita”, e il presidente della Bce, Mario Draghi, secondo il quale con il piano Juncker sale la fiducia nell’Eurozona. Per un commento sentiamo l’economista Tito Boeri:

R. – Purtroppo, mi sembra che, per il momento, siamo ancora ad una fase di annunci. In ogni caso, il piano stesso è un piano che è molto più debole di quanto si voglia far credere, perché l’ipotesi di poter attivare addirittura 315 miliardi è qualcosa che si basa su delle ipotesi del tutto irrealistiche, sul moltiplicatore degli investimenti che non ha alcuna base, alcun fondamento concreto.

D. – Ogni Paese sarà libero di partecipare a questo fondo con un suo contributo. Questo non verrà conteggiato nel patto di stabilità, o almeno così pare che sia stato concordato. E’ il frutto di un compromesso questo piano?

R. – Mi sembra che sia davvero ancora un piano molto modesto, perché in realtà le risorse che sono state sin qui messe a disposizione sono inferiori a quelle di cui si parla: si parla di 21 miliardi, ma 12 di questi vengono sottratti ad altri progetti di investimento. Ed è anche discutibile il fatto che il contributo che la Banca europea degli investimenti dovrebbe dare sia davvero un contributo aggiuntivo, rispetto invece al rischio che spiazzi altri investimenti. Mi chiedo anche in che misura i Paesi che sono oggi in maggiore difficoltà utilizzeranno la possibilità offerta – eventualmente – di portare queste risorse fuori dal vincolo di stabilità e crescita nel momento in cui gli investimenti avranno, comunque, tempi di attuazione relativamente lunghi, perché le procedure sono piuttosto lunghe e complesse. Quindi, certo, aggraveranno le finanze dei singoli Paesi pur non incorrendo in sanzioni europee, ma comunque peggiorando il loro debito e avendo dei benefici che potranno esserci soltanto nel corso del tempo. Quindi, il vero scoglio e la vera cosa che potrebbe far cambiare la situazione, sarebbe un contributo rilevante da parte della Germania. Ma non mi sembra che su questo ci siano state delle aperture.

D. – Infatti, al momento nessuna cancelleria si è impegnata a versare su questo fondo, perché aspettano di vedere i dettagli del piano. Cosa dobbiamo aspettarci che avvenga, da qui al prossimo giugno?

R. – I dettagli del piano, in realtà, ci sono già, perché Juncker ha messo su carta quello che vuole fare – ripeto – con ipotesi, a mio giudizio del tutto irrealistiche. Però, i meccanismi e la struttura finanziaria del piano sono già stati chiariti; quindi, mi sembra semplicemente un modo per prendere tempo. Qui vanno fatte delle scelte politiche: credo che vadano fatte soprattutto da parte di Paesi come la Germania. Se vuole davvero prendersi carico della ripresa a livello europeo – cosa che farebbe molto bene anche alla Germania, in questo momento. Gli ultimi dati che sono usciti nei giorni scorsi dicono di un parziale miglioramento del clima di fiducia in Germania, e quindi questo forse può ridurre un po’ la pressione nei confronti di Angela Merkel perché prenda delle iniziative per rilanciare la crescita a livello europeo.








All the contents on this site are copyrighted ©.