2014-12-20 14:55:00

Comunità Papa Giovanni XXIII, testimoni di un amore che salva


Laici, in maggioranza coppie di sposi, sacerdoti, consacrati presenti in 34 Paesi, persino in Cina, che hanno messo la propria vita a servizio degli ultimi. A presentare a Papa Francesco l’Associazione Papa Giovanni XXIII e le sue iniziative è il responsabile generale,  Giovanni Paolo Ramonda, ma sono soprattutto le storie raccontate da tanti a dare testimonianza della forza trasformante dell’amore ricevuto dalla Comunità. Il servizio di Adriana Masotti:

In attesa del Papa e alla sua presenza un susseguirsi di musiche, canzoni, contributi video, coreografie, testimonianze. Poi, il saluto di Ramonda che dipinge così la sua Comunità:

“Il parroco nostro amico, direttore di una Caritas diocesana, ci ha detto: ‘Voi siete un po’ come un’isola ecologica della Chiesa, dove arrivano tutti gli scarti. Però, cercate di recuperarli… Il Signore ci vuole bene, ci ama nonostante la nostra piccolezza, la nostra povertà, anche i nostri peccati. Ma ci ha affidato i suoi piccoli, i poveri. Nelle nostre case famiglia si diventa padre e madre di chi non ha nessuno, di coloro ai quali nessuno pensa, dimessi dal carcere, da ospedali psichiatrici, persone in stato di abbandono, profughi “

Come "piccolo" era Gianmaria che per 15 anni ha vissuto di droga e che con l’aiuto della Papa Giovanni è riuscito a ricomporre con tanta fatica tutti i pezzi del puzzle di una vita disperata e ora guarda al futuro con positività.

O come Daniele e sua moglie Mira che sono rom e raccontano una storia di degrado, ma anche della possibilità di ricominciare sempre:

“Al campo facevano spesso gli sgomberi a causa del fango quando pioveva. Siamo andati a vivere in un parcheggio, in macchina. Eravamo in cinque, con Marcella che aveva un mese. Poi, è passato un fratello della Comunità: non lo conoscevo. La prima volta mi sono spaventato un po’, sai? Ma mi sono fatto coraggio e sono andato con lui. La Comunità Papa Giovanni ci ha accolto: siamo stati per quattro anni alla Capanna di Betlemme: era una vita bella. Poi siamo andati via, perché ho avuto problemi con un ragazzo. Siamo andati di nuovo in un campo nomadi davanti alla discarica che era il regno dei topi. La Comunità però non ci ha abbandonato e ha fatto di tutto per aiutarci ancora. Da un mese ora siamo al Villaggio della Gioia a Forlì. Grazie alla Comunità che ci ha accolto e che ci vuole bene”.

E ancora come Joy, una giovane che viene dalla Nigeria:

“La mia famiglia era troppo povera. Allora, un amico di mio papà mi ha detto di venire in Italia: ‘C’è un lavoro per te’. Allora sono venuta qua. Poi, la fine: mi ha mandato sulla strada con altre ragazze e mi ha detto: ‘Ok, devi pagare 50 mila euro per poter andare via’. E io ho iniziato a pagare questi soldi. Grazie a Dio, ho trovato una persona della Papa Giovanni, che è venuto da me, abbiamo pregato insieme, abbiamo parlato insieme… Dopo, a seguito di un abuso, sono rimasta incinta e lui mi ha detto: ‘Guarda che quella vita non fa per te' e io ho detto: ‘E’ vero". Poi sono scappata. Adesso io sto bene con mia figlia. Io devo ringraziare tanto la “Papa Giovanni XXIII' per tutto quello che ha fatto per me e anche per la mia famiglia. Grazie".








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