2014-12-21 10:30:00

Presepe di S. Anna in Vaticano: un clochard tra i pastori


Una natività ambientata nell’antica Palestina, dove scenografia e personaggi rievocano le narrazioni evangeliche ma richiamano anche a quanto significhi nella vita dell’uomo l’incarnazione di Gesù Cristo. L’originale presepe è allestito nella Parrocchia di Sant’Anna in Vaticano e tra i pastori è posto in primo piano un clochard, per ricordare l’esortazione di Papa Francesco a non dimenticare mai gli ultimi. Il servizio di Tiziana Campisi:

Il giorno che si alterna alla notte, i pastori nella loro vita quotidiana: è un paesino dell’antica Palestina quello riprodotto nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano per raccontare la natività, suggestivo nei particolari riprodotti, che riporta indietro nel tempo ma che cela un messaggio.

Maria, Giuseppe e il Bambino Gesù hanno trovato riparo sotto un loggiato di un antico palazzo pericolante e al di là della strada un clochard - icona di tutti i senzatetto, rifugiati, profughi ed emarginati del mondo - chiede l’elemosina. Da una parte la miseria dell’uomo, dall’altra, l’umiltà di Dio che si incarna per rendere ricca l’umanità. Come spiega il parroco, padre Bruno Silvestrini:

R. - Il presepe di Sant’Anna in Vaticano quest’anno ha dato un accento tutto particolare alla sollecitazione che il Santo Padre ha dato a ciascuno di noi: l’attenzione alle persone in difficoltà ai poveri, non solamente persone che sono in una povertà di denaro ma anche povertà che sono a livello personale, spirituale, la tanta solitudine che si vive nel cercare una verità che possa dare senso alla loro vita.

D. – Qual è il messaggio che vuole dare questo presepe?

R. – Il messaggio è che nella povertà che vive l’uomo nella situazione di grande dolore e sofferenza c’è proprio l’incarnazione del Figlio di Dio che ha preso su di sé la povertà dell’uomo e l’ha voluta portare vicino a sé.

D. – Il clochard che nel presepe della parrocchia di Sant’Anna, ricorda anche tanti indigenti che vengono a bussare alla vostra porta e i particolare uno di loro…

R. – Ecco, sì, la nostra parrocchia è proprio al confine del Vaticano e al confine con l’Italia. Tutti possono entrare, tutti entrano. Entrano persone che chiedono, entrano i poveri, entrano le persone indigenti ma anche clochard che non hanno fissa dimora. Per oltre 25 anni ha frequentato la Messa delle 7.00 un clochard. Era una persona molto, molto aperta, che aveva fatto tante amicizie; parlava con i giovani, parlava del Signore, parlava loro del Papa, invitava alla celebrazione eucaristica. Era una persona ricca, grande di fede. Recentemente si è ammalato e già nella sua assenza molte persone venivano a chiedermi cosa fosse successo, come mai non lo vedevano… C’erano monsignori che gli portavano da mangiare in certi giorni. Poi, non si è più visto; poi mi hanno detto che il clochard era morto. Non ho mai visto tanta gente bussare alla mia porta e chiedere quando si faceva il funerale, come si poteva ricordare… E noi in questo clochard che abbiamo messo nel presepe vogliamo ricordare lui: non chiedeva mai, ma era colui che ti parlava e ti suscitava, attraverso domande della fede, un cammino spirituale.

Il mare di Tiberiade, il cielo con le sue stelle, le abitazioni, le strade e i ciottoli, la vegetazione e gli animali. E’ un paesaggio che incanta quello che ricorda la nascita di Gesù. E’ qui che, come ha detto Sant’Agostino “La fortezza si è fatta debole, affinché la debolezza divenisse forte”.








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