2014-12-22 16:17:00

Tunisia. L'88.enne Beji Caid Essebsi è il nuovo presidente


La Tunisia ha un nuovo presidente: è il “laico” Beji Caid Essebsi, 88 anni, il primo capo di Stato eletto dalla caduta, quattro anni fa, di Bel Ali. La Commissione elettorale ha annunciato che con il 55,68% delle preferenze ha battuto il rivale Moncef Marzouki, presidente ad interim e candidato del fronte islamico, che ha conquistato il 44,32% dei voti. Congratulazioni dall’Unione europea. Il servizio di Debora Donnini:

La vittoria di Essebsi con 1,7 milioni di voti è stata alla fine riconosciuta anche dal rivale Marzouki, che in un primo momento l’aveva contestata. Una vittoria che arriva dopo una campagna elettorale segnata da tensioni. Essebsi si era rifiutato di partecipare ad un dibattito con il rivale definendolo un estremista e accusando gli islamisti di aver rovinato il paese dopo la rivoluzione del 2011 che mise fine all’era di Ben Ali. Da parte sua Marzouki, ex attivista politico oggi appoggiato dagli islamisti di Ennhada,  aveva dipinto Essebsi come l’uomo che avrebbe riportato il paese a prima della rivoluzione dei gelsomini: l’accusa era stata respinta dal diretto interessato che si è presentato come il tecnocrate di cui la Tunisia ha bisogno dopo tre anni difficili in mano agli islamisti. Anche alla diffusione dei dati si sono registrati scontri nel sud del Paese, con centinaia di giovani scesi in strada a protestare contro la vittoria di Essebsi. Il nuovo capo dello Stato, una volta nominato, affiderà l'incarico di formare il governo a un premier proposto dal suo partito Nidaa Tunes, vincitore delle recenti elezioni politiche di ottobre. 

 

Secondo alcuni osservatori, questo voto rappresenta un confronto tra laici e islamici. Su questo aspetto, Giancarlo La Vella ha intervistato Luciano Ardesi, esperto di Nord Africa:

R. – Il voto sancisce quello che si era già capito dalle elezioni parlamentari dell’ottobre scorso, vale a dire che il nuovo capo dello Stato dovrà comunque dare l’incarico per formare il nuovo governo al partito vincitore nelle elezioni con la maggioranza relativa "Nida Tounes" e questo partito dovrà necessariamente comporre un governo, proprio con i fondamentalisti di Ennadah.

D. – Possiamo considerarla una prova di democrazia, questa consultazione, per un Paese che è stato il primo a sperimentare la "primavera araba"?

R. – Diciamo che la prova della democrazia, in Tunisia, incomincia proprio adesso, perché si tratterà di formare il governo di coalizione. Come sapranno intendersi due forse che fino ad adesso si sono sfidate? Come potranno intendersi nell’interesse nazionale? Questo è il vero interrogativo che da oggi in poi anche i tunisini si pongono.

D. – Che cosa rimane oggi delle istanze che durante la "primavera araba" portarono la popolazione a schierarsi contro l’allora presidente Ben Alì?

R. – Non molto, perché non si è – nel lungo processo di transizione – rinnovata una classe politica. C’è un dato significativo che in qualche modo fotografa questo stato di cose: la partecipazione al secondo turno è stata inferiore a quello precedente, ma c’è un piccolo dato, significativo. Nella circoscrizione di Sidi Bou Said, da dove partì quattro anni fa la cosiddetta “Rivoluzione dei Gelsomini”, proprio in quella circoscrizione si è avuto il tasso di partecipazione più basso di tutta la Tunisia. Come dire, il sintomo di una disillusione, probabilmente, che la rivoluzione potesse compiersi fino in fondo. Così sembra: non è stato.








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