2014-12-24 14:30:00

Siria. Zenari: Natale è la speranza di uscire dall'inferno


Per il quarto anno consecutivo, i siriani celebrano il Natale in un clima di guerra. In tante zone non è nemmeno possibile manifestare pubblicamente la nascita di Gesù. Corinna Spirito ne ha parlato con il nunzio a Damasco, mons. Mario Zenari:

R. – Il Natale viene celebrato con la solita gioia, però, ecco, in alcune zone con restrizioni particolari: ho presente qualche parrocchia che è in zone sotto il controllo dei fondamentalisti, e lì non si può celebrare con segni esterni, come il suono delle campane, addobbi esterni… E poi, anche in tante altre comunità è un Natale in cui si notano, quest’anno, dei posti vuoti: tanta gente che ha dovuto emigrare perché la situazione non permetteva di vivere per mancanza di lavoro, insicurezza…

D. – Quali saranno le celebrazioni?

R. – Le celebrazioni della Vigilia saranno anticipate: anziché la Messa com’era prima del conflitto, a mezzanotte, sarà alle cinque del pomeriggio, cioè in ore più convenienti e meno esposte a rischi. Si celebra qui, a Damasco, nelle cattedrali sia cattoliche sia ortodosse, e nelle diverse parrocchie: un po’ dappertutto c’è questa preparazione. Anche quest’anno si celebrerà con gioia, anche se non con segni esterni, ma con una gioia profonda. E quello che si nota è che la gente partecipa sempre di più, con molta fede. È già il quarto Natale – purtroppo – che si vive in questa situazione, e si spera che sia l’ultimo.

D. – Il messaggio di Gesù Bambino che nasce in una situazione di povertà, di guerra, forse è ancora più forte…

R. – Direi che qui il Natale veramente è un Natale vivente: pensiamo a bambini che nascono al freddo e al gelo, qui, in diverse famiglie, che non hanno panni per coprirsi, fuoco per riscaldare perché manca il combustibile. Poi, nei giorni seguenti, quando celebreremo la Santa Famiglia che deve fuggire in Egitto, ecco, questa è un’altra immagine natalizia che viviamo con persone concrete: non è una messa in scena per rievocare, ma è un’immagine concreta di quello che ha vissuto la Santa Famiglia. Tanti rifugiati nei Paesi qui vicini, finanche in Egitto …

D. – Quando le condizioni sono queste, è ancora possibile provare la speranza e la gioia del Natale?

R. – La speranza non manca mai. Io sempre, alla fine, ho fiducia che il Signore non ci abbandoni, che non abbandoni questa gente. Si spera che prima o poi possa essere trovata la strada per una soluzione pacifica di questo lungo conflitto, anche perché il Signore ha dotato la persona umana della ragione. Anche la comunità internazionale è convinta che sia necessario uscire da questo inferno: la ragione dice che non si può più continuare. E speriamo che oltre alla ragione ci sia anche la volontà. Ci sono tanti tentativi che la comunità internazionale, anche ultimamente, sta elaborando. Speriamo che possano avere frutti.








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