2014-12-25 10:01:00

Al mondo serve tenerezza: così il Papa alla Messa di Natale


La tenerezza di Dio, la sua umiltà e la sua pazienza verso gli uomini: al centro delle parole di Papa Francesco alla Santa Messa della notte di Natalenella Basilica Vaticana. Il Papa ha sottolineato che arroganti e superbi sono incapaci di accogliere il Signore. Il servizio di Isabella Piro:

Gesù è il “bambino-sole che rischiara l’orizzonte sorgendo dall’alto”: è questo il miracolo che si contempla nella notte di Natale. Ma per vederlo, dobbiamo aprire il nostro cuore. Così il Papa apre la sua omelia, in una Basilica Vaticana gremita di fedeli, mentre altrettanto numerosi sono quelli che seguono la celebrazione all’esterno, attraverso i maxi-schermi allestiti in Piazza San Pietro. Ricorda, il Pontefice, che luce di Dio “penetra e dissolve la più densa oscurità”, “cancella il peso della sconfitta e la tristezza della schiavitù e instaura la gioia e la letizia”.

La pazienza di Dio nei confronti degli uomini
Violenze, guerre, odio e sopraffazione – continua il Papa – non hanno portato Dio a rinunciare all’uomo. Il Signore ha continuato ad aspettare, con pazienza:

“Lungo il cammino della storia, la luce che squarcia il buio ci rivela che Dio è Padre e che la sua paziente fedeltà è più forte delle tenebre e della corruzione. In questo consiste l’annuncio della notte di Natale. Dio non conosce lo scatto d’ira e l’impazienza; è sempre lì, come il padre della parabola del figlio prodigo, in attesa di intravedere da lontano il ritorno del figlio perduto. E tutti i giorni, con pazienza. La pazienza di Dio”.

Dio umile, innamorato delle nostre piccolezze
Ma c’è anche un altro segno che connota Dio: è la sua umiltà, “l’amore con cui ha assunto la nostra fragilità, la nostra sofferenza, le nostre angosce, i nostri desideri ed i nostri limiti”:

“Il messaggio che tutti aspettavano, quello che tutti cercavano nel profondo della propria anima, non era altro che la tenerezza di Dio: Dio che ci guarda con occhi colmi di affetto, che accetta la nostra miseria, Dio innamorato della nostra piccolezza”.

Il mondo ha bisogno di tenerezza, bontà e mansuetudine
Ed è allora che il Papa pone al cuore dell’uomo un interrogativo: come accogliamo la tenerezza di Dio? Ci lasciamo raggiungere da Lui o gli impediamo di avvicinarsi? “La cosa più importante – ribadisce il Pontefice – è lasciare che sia Lui a trovarci, ad accarezzarci con amorevolezza”.

“Permetto a Dio di volermi bene? E ancora: abbiamo il coraggio di accogliere con tenerezza le situazioni difficili e i problemi di chi ci sta accanto, oppure preferiamo le soluzioni impersonali, magari efficienti ma prive del calore del Vangelo? Quanto bisogno di tenerezza ha oggi il mondo! La risposta del cristiano non può essere diversa da quella che Dio dà alla nostra piccolezza. La vita va affrontata con bontà, con mansuetudine”.

Arroganti e superbi incapaci di accogliere Dio
Tenerezza, prossimità, mitezza: questa la preghiera che dobbiamo rivolgere al Signore, continua Papa Francesco, così che possiamo vedere la sua “grande luce”, quella stessa che videro, duemila anni fa, i puri di cuore:

“La vide la gente semplice, disposta ad accogliere il dono di Dio. Al contrario, non la videro gli arroganti, i superbi, coloro che stabiliscono le leggi secondo i propri criteri personali, quelli che assumono atteggiamenti di chiusura”.

Eseguito l’Et incarnatus est di Mozart
Durante la celebrazione, per desiderio del Pontefice,  al momento del “Credo” è stato eseguito l’ “Et incarnatus est” della Messa in Do minore di Mozart. Ad eseguirlo è stata l’Orchestra Sinfonica di Pittsburgh guidata dal direttore austriaco, Manfred Honeck. La voce solista è stata Chen Reiss, soprano di origini israeliane. Un canto struggente, che il Papa ha ascoltato in ginocchio, raccolto in preghiera.

Al termine della Messa, invece, il Pontefice ha preso tra le braccia la statua del Bambinello posta davanti all’Altare della Confessione e, in processione, l’ha portata fino al Presepe allestito in Basilica, nella Cappella della Presentazione. Ad accompagnarlo, anche dieci bambini in abiti tradizionali, provenienti da diversi Paesi del mondo: Corea, Filippine, Italia, Belgio, Libano e Siria.








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