2014-12-26 13:12:00

Dopo l'alluvione, Genova riparte anche dagli aiuti Caritas


E' stato un Natale di difficoltà quello appena trascorso a Genova, dove la popolazione sta ancora soffrendo per le conseguenze dell’alluvione di ottobre. Ma non mancano i segnali di speranza, grazie agli aiuti portati dalla Caritas locale. Isabella Piro  ha intervistato il direttore dell’organismo, don Marino Poggi:

R. – Dal punto di vista operativo, cioè di una presenza attenta - che ha voluto caldamente anche il nostro arcivescovo, il cardinale Angelo Bagnasco - stiamo andando avanti, nel senso che il milione di euro stanziato dalla Cei, proveniente dall’8x1000, lo stiamo distribuendo attentamente, dividendo in tre settori le nostre offerte: subito alle famiglie; poi ai piccoli esercenti ed artigiani che si sono rivolti a noi, perché ne sono stati colpiti centinaia e centinaia; e quindi alle strutture comunitarie, in grande parte della Chiesa, ma anche non ecclesiastiche, perché era giusto che riprendessero immediatamente a vivere.

D. – Quanto è importante il lavoro di rete sul territorio per portare aiuto alle famiglie, alle persone più disagiate?

R. – Enormemente importante, perché non si può valutare dal di fuori. E più sono responsabili della distribuzione le persone del territorio e meglio si fanno le cose: laddove i parroci si sono messi in prima linea è stato tutto molto più semplice. Il lavoro dei Centri di ascolto, che capillarmente erano presenti sul territorio, in certe zone, è stato bellissimo, perché in fondo è stata una coralità di impegno.

D. – In questi giorni di Natale, a Genova che atmosfera si respira?

R. – Credo che sia diffuso il desiderio non tanto di dimenticare il male, quanto piuttosto di aprire gli occhi al bene. Naturalmente la tentazione del bene economico c’è, una giusta tentazione nel senso che è un bene anche questo. Il bene spirituale filtra con più difficoltà, ma insomma: Dio opera!

D. – Nonostante le difficoltà, la gente di Genova non dimentica gli altri sofferenti, tanto che la Caritas locale, assieme alla Caritas nazionale, ha aderito al progetto di solidarietà per la Giordania…

R. – Personalmente, conoscendo abbastanza bene la Giordania, ho detto: “È indispensabile allargare lo sguardo. Guai a ripiegarci sui nostri guai”! In Giordania si sta operando un soccorso internazionale forse poco conosciuto e non troppo aiutato, perché sono centinaia di migliaia le persone che arrivano in questo Paese, provenendo dalla Siria: i campi profughi sono affollatissimi! E la Giordania è un piccolo Paese. Guai a non essere presenti! La Caritas giordana è forte e quindi, attraverso di essa, speriamo di offrire un contributo anche noi proprio per queste famiglie profughe.

D. – Col Natale appena celebrato, come spera che il cuore dell’uomo venga rinnovato?

R. – Abbiamo bisogno di godere della presenza di Dio. Lo abbiamo un po’ dimenticato… Se godessimo di più del suo sguardo, del suo volto, come ci insegna a pregare la Liturgia “Mostraci il tuo volto”! E in Gesù il volto di Dio è brillato, anche nel segno bello che gli angeli hanno proposto, cioè un bambino deposto sul fieno.

D. – Questa è l’immagine della carità che l’uomo deve avere davanti nella sua azione quotidiana…

R. – Credo proprio di sì! Aprire gli occhi e prendere a cuore.








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