2014-12-29 14:32:00

Ucraina, Medio Oriente, Cuba: il 2014 anno di cambiamenti


Dal punto di vista geopolitico internazionale, il 2014 è stato un anno che ha segnato cambiamenti significativi. Di nuovi confini geografici o di ridisegnati equilibri strategici, Fausta Speranza ha parlato con Daniele De Luca, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università del Salento:

R. – La prima modifica che mi viene in mente è sicuramente la Crimea: il cambio di confine tra Ucraina e la Russia di Putin – azione che probabilmente era lì, sopita da molto tempo – è esplosa in tutta la sua drammaticità nei rapporti difficili insorti tra la Russia e l’Ucraina. Le popolazioni della Crimea lo hanno risolto con un referendum, ma sicuramente la Russia ne ha approfittato per farne uno dei suoi cavalli di battaglia.

D. – Non vogliamo assolutamente mettere sulle cartine geografiche il cosiddetto Stato islamico, perché pensiamo e speriamo che presto si dissolva. Però è un dato di fatto che al momento sia una realtà violenta sul terreno…

R. – E' una realtà violenta sul territorio e sottolineerei proprio la questione del territorio. Al momento, la questione dell’Isis la ritengo più interna al mondo islamico che una chiara e minaccia nei confronti dell’Occidente. Qui è come se ci fosse una quesitone di conquista della supremazia all’interno del mondo islamico. La creazione dello pseudo-Califfato è un problema per gli Stati dell’area e per la supremazia all’interno del mondo islamico. Faccio l’esempio di una strana alleanza che si è venuta a creare tra l’Iran e gli Stati Uniti o, se vogliamo, tra Iran e Arabia Saudita, Paesi che abitualmente non sono dalla stessa parte del tavole nelle trattative, ma che in questo caso ritengono che l‘Isis sia una chiara minaccia alla loro supremazia sia da un punto di vista ideologico che da un punto di vista strategico. A tutto questo possiamo aggiungere il ruolo di uno Stato che negli anni ha modificato moltissimo la sua politica estera: la Turchia, che a un certo punto negli ultimi mesi ha approfittato della presenza dell’Isis per risolvere ulteriormente vecchie questioni come quella dei curdi.

D. – A fine 2014 abbiamo registrato anche il passaggio storico per Cuba nei rapporti con gli Stati Uniti. Dunque, potenzialmente che rivoluzione vediamo?

R. – C’è la possibilità di nuove aperture. Sicuramente, Raoul Castro che tra l’altro – anche questi a volte sono i paradossi della storia – era stato negli anni acerrimo nemico degli Stati Uniti molto più di quanto non lo fosse suo fratello, è colui che ha chiaramente avvicinato Cuba all’Unione Sovietica e che invece adesso si trova a stringere la mano al presidente Obama, a intraprendere un’azione di scambio di prigionieri, di presunte spiee e quindi, finalmente dare l’avvio ad una chiara apertura commerciale e politica tra i due Paesi.

D. – Tra le questioni che rimangono aperte ci sono quelle dell’annosa questione delle isole, se appartengano al Giappone o alla Cina, e poi in Estremo Oriente la questione della Corea…

R. – Sì, queste sono questioni estremamente delicate, soprattutto quella della Corea, una questione irrisolta quella delle Corea del Nord, con "padrini" particolarmente forti che non se la sentono ancora di abbandonare il dittatore della Corea del Nord che coglie ogni occasione possibile per minacciare sia il Giappone che gli Stati Uniti. I "padrini" sono la Cina da una parte e la Russia dall’altra. Quest’ultima già molte volte si è dimostrata abbastanza critica nei confronti del regione di Pyongyang, soltanto che non se la sente di arrivare a una rottura definitiva. La Corea è una minaccia reale perché non ha una struttura politica chiara, gerarchica di difesa o di attacco, ma purtroppo tutto sembra nelle mani di una sola persona. I rapporti tra Cina e Giappone sono complicati sulla questione della sovranità di alcune isole, ma la Cina ha altri pensieri e probabilmente altre direttrici di sviluppo in campo diplomatico che dovrebbero minacciare meno il Giappone.

D. – Su questo scacchiere internazionale, il ruolo dell’Europa?

R. – Penso alla stessa questione tra Ucraina e Russia. A volte, però, quello che noto è la totale assenza di una politica chiara dell’Europa su questioni che molte volte sono lontane da noi, ma molte volte su questioni che sono molto vicine a noi e che costituiscono motivi di crisi per l’Europa stessa.

D. – Forse prima da citare è la quesitone immigrazione…

R. – Esatto, pensavo proprio a questo e soprattutto alla nuova politica dell’Europa nei confronti dell’immigrazione. La nostra Marina aveva la possibilità di arrivare sotto le coste africane e quindi portare un soccorso quasi immediato alle persone che venivano caricate sui barconi. La nuova politica europea – "Triton" – impedisce alla Marina di spingersi oltre le 30 miglia dalle acque territoriali italiane. Quindi, se si deve portare soccorso, lo si fa quando in molti casi è già troppo tardi.








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